Categoria: lavoro

  • (non)Lavoro: mattinata produttiva

    Per tutto un complesso di cose (TM) il rapporto con il vecchio committente si è incrinato.

    Diciamo che quando tu parli e dall’altra parte trovi qualcuno che assente senza capire niente (magari ripetendo le tue parole o aggiungendo dei dettagli completamente fuori rotta), oppure dissente e adduce motivazioni senza fondamento, riesce difficile credere che quello che stai facendo sia reale …

    …Tutto un complesso di cose.

    Ma stamattina mi metto in testa di installare odoo nel kubernetes che ho messo dentro a delle VM in un server Proxmox … è tutto un inscatolamento di cose dentro cose …

    Parto con helm chart. Ma odoo si lamenta di cose, non parte.

    Mi viene in mente che non ho una CNI installata.

    Mi documento e trovo che calico sia la migliore opzione.

    Per tutta la mattina sbatto il muso con la configurazione.

    Alla fine riesco a fare andare calico (la CIDR scelta di default da tigera non era disponibile: kubectl edit a mano).

    Poi passo a odoo. Ecco, mancavano i PersistentVolume.

    Ne faccio 2 a caso.

    Poi mi dico, dopo 8 ore di lavoro, “ma questo è quello che mi piace fare”.

    E perché dunque non lo faccio? Semplice: committente sbagliato.

    Ora sono sul mio server: https://www.youtube.com/playlist?list=PLkTQw47r-fPKVTRqBgsD91zdVuPq2EJAu

  • Essenzialmente apatico

    Si parla d’umanità  ma mai si discute su cosa significhi.

    Chiaro, amare il prossimo tuo. L’umanità  fa guerre di confine da prima che queste fossero scritte, e la storia stessa è principalmente la narrazione delle gesta di guerra.

    Poi c’è il piano personale. Tutto bene finché non sei nei guai, ma se succede sei pronto a buttare tutto all’aria: “non sono gli uomini a tradire ma i loro guai”.

    Mi domando cosa sia questo pathos, io che sono apatico. Sui migranti, intendo. O sei a favore del loro viaggio verso un’altra terra o sei razzista. Il fregarsene non è considerato. Perché poi fregarsene vorrebbe dire trattare gli uomini alla pari.

    Invece no, chi sta viaggiando ha diritti maggiori di chi non sta viaggiando. Perché? Da cosa gli discendono? Lo stato di guerra della terra dalla quale provengono. Ma questo è un argomento fintantoché si fermano nel primo Paese non in guerra. Cessa di essere un argomento quando attraversano 2 o 3 Paesi, senza documenti. Mettono in pericolo la loro vita e quella dei familiari con i quali viaggiano, e lo fanno deliberatamente.

    “Non c’è altra possibilità”. Anche questa è una forzatura. La vita è piena di possibilità , e lo è per tutti. C’è sempre un’altra opzione. Per 100 persone che migrano ce ne sono milioni che restano nel loro Paese a cercare di costruire un futuro per loro e per i loro figli. Nonostante i conflitti, che spesso interessano delle zone limitate del Paese di provenienza, e sicuramente non i Paesi confinanti.

    Quale soluzione state proponendo? E quale distorsione volete far passare?

    Il continente più ricco del pianeta è capace di esportare ricchezza ma non di sfamare il suo popolo?

    Vorreste voi, sostenitori delle migrazione, esporci il perché di questo?

    Perché siamo responsabili? Di cosa? Del continuare a sostenere che l’unica possibilità  è andarsene?

    O nel sostenere che le guerre vengano calate dall’alto e non c’è nessuna responsabilità da parte di chi preme il grilletto.

    Smartphone. “Sono poveri eppure vanno tutti in giro con lo smartphone”

    Il punto non sono i soldi il punto è la cultura necessaria per l’utilizzo dello smartphone, non sono propriamente ignoranti a tal punto di sostenere che le guerre vengano calate dall’alto e loro, poveri imbecilli, non riconoscono il gioco di raggiro.

    L’India è stata tenuta sotto scacco per duecento anni. Puoi accedere a wikipedia ed informarti? Hai uno smartphone, no?

    Per me che sono un essenzialista, ciò che conta è l’essenza di ognuno, e un migrante è falso, gioca una partita sporca e sta barando.

    Ma di gente del genere ne è piena il mondo. Non sostengo certo di “affondare la nave” o cose del genere. Solo che mi tengo la mia posizione, credo che le ONG stiano facendo del bene solo al proprio narcisismo, e niente più. Così come tutti quelli che si auto-proclamano “salvatori dell’umanità “.

    Così come coloro che sono contro le ONG, che dovrebbero sparire, che devono essere multate, affondate. Narcisismo e niente altro.

    La realtà cruda è che i migranti non fanno ne caldo ne freddo. Che in Italia è difficile far rispettare la legge perché c’é sempre pronto qualche funzionario ad “interpretarla in modo elastico”. La realtà  è che si considera la detenzione come una pena, e non come un mezzo per rettificare alcune storture etiche e valoriali, che capita di avere. Può capitare a tutti di commettere reati, ma non per questo gli si toglie la possibilità  di raddrizzare la rotta con la detenzione o altri strumenti.

    E non esiste “hai sbagliato e devi soffrire”, almeno non in una società  matura. Siamo la patria di Beccaria? Cosa è questo eccesso di pathos?

    Si viaggia con i documenti, se non ci sono accordi pregressi si chiede il visto presso l’ambasciata del Paese destinazione. Si ottengono visti turistici o di lavoro in base alla decisione dell’ambasciata e del governo destinazione. Esiste la sovranità  territoriale.

    Vogliamo mettere in discussione questi principi? Bene, ma dovremmo essere pronti a rinunciare alla proprietà  privata (non sto qui a fare tutta la catena di conseguenze, è chiaro che sia così)

    Apaticamente essenziale. Forse.

  • Cosa pensi quando: 2018 è finito

    Pronti? Condivido.

    Un anno pesante questo che sta per finire. L’ultima la dico a Danilo in chat: “questa cosa penso di poterla mettere in produzione prima della fine dell’anno”.

    (Danilo il product manager? il CTO? il software architect? Cosa è ora non ne ho idea, e non ho idea neppure di cosa sia io ormai.)

    Tecnicamente ho ancora un giorno, e penso di farcela.

    Sono troppe le volte che durante quest’anno pensavo di essermi posto degli obiettivi non raggiungibili, e magicamente l’ho raggiunti.

    Eppure non è abbastanza.

    Mi sono arrotondito? Lo spero, almeno un po’, ho avuto a che fare con dei colleghi, mi sono trovato ad essere quello a cui si da ragione (il capo?) ed ho dovuto cambiare atteggiamento, ci ho provato.

    Ho capito cose. Cose che ignoravo. Gli argomenti si portano e si mettono sul tavolo della discussione. Ma non basta: bisogna chiarire che quegli argomenti sono discutibili.

    Bisogna incazzarsi. Quando una certa regola viene proposta come policy nell’ambito software, se non viene seguita senza alcuna argomentazione bisogna incazzarsi.

    Non c’è altro modo per far capire che le regole vanno discusse prima, messe sul tavolo ed attaccate, per poi essere cambiate con delle nuove più adatte.

    Non siamo giocatori di videogames, noi il “videogames” lo stiamo creando, per noi il gioco è definire il gioco. è così che si crea un prodotto software.

    Ho imparato a fregarmene del curriculum, il mio intendo. Per un semplice dato di fatto: non ne ho avuto il tempo.

    Ho fatto quello di cui c’era bisogno. Ho installato Gogs e Jenkins in dei container docker perchè ne avevamo bisogno. Ho aggiunto plugin per la metodologia Scrum a Redmine perché ne avevamo bisogno. Ho imparato la metodologia scrum perché ne avevo e ne avevamo bisogno. Ho imparato le API Docker e Docker Swarm perché avevamo bisogno di un software che avviasse e fermasse dei servizi.

    E soprattutto ho deciso io di cosa avessimo bisogno.

    Ne avevamo bisogno per salvarci dal pantano nel quale nessuno si era mai voluto tirar fuori in questi anni in cui le cose erano andate bene.

    Più o meno negli ultimi 7 anni quello che ho visto in questa azienda è stato: tutti che si lamentavano della situazione e che dicevano cosa bisognasse fare, ma nessuno che anarchicamente prendesse la decisione di cambiare le cose. Gunter, mio ex collega ormai, ha scritto interi documenti e procedure per effettuare il cambiamento, chiedendo più volte di poterlo fare. Nessuno gli ha dato il permesso. Quindi non l’ha fatto.

    Non credo che sarebbe andato tutto bene: non è andato tutto bene neppure a me. Ma non potevo fare il tedesco, ho dovuto adattarmi alla mia natura e incasinare un po’ tutto.

    Ho fatto delle buone scelte? Credo di sì. Ho fatto le scelte più rapide che avessi a disposizione, non so se le migliori, ma le più diffuse e per le quali avevo più documentazione.

    Come azienda ne usciamo un po’ massacrati, ma più consapevoli, e con un bell’engine e un ottimo bagaglio conoscitivo e operativo. Armati e pieni di munizioni in sostanza.

    Ed io ne esco come una sorta di guru of the company. Ora ho qualche credito da vantare, ma ho anche molto da fare per il prossimo anno.

    Insomma mi toccherà ancora dire: “se c’è qualche problema chiedete a me”. E dovrò anche rispondere.

    Un’altra domanda è: ho gestito bene le persone? mi sono comportato bene?

    Credo che potrei migliorare molto sotto questo aspetto, ma mi assolvo per naturale inadeguatezza al ruolo. Nessuno mi aveva mai dato la fiducia per questo, e non credo neppure di meritarmela, ma penso che sia una esperienza che mi ha insegnato e mi insegnerà in futuro. Mi dispiace per chi ne ha fatto e ne farà le spese ma senza cavie umane l’esperimento non è completo, e la scienza non è soddisfatta. (Shreyas, Prasad, Kavia … dovrete sopportarmi ancora un po’ credo)

    Era novembre 2017 quando ho deciso di accettare la sfida con l’intento di essere leader di me stesso, e di comportarmi responsabilmente e portare il cambiamento che io avrei voluto. Nel maggio 2018 mi sono perso l’ultima parte “me stesso”, ero semplicemente il leader. Alla fine dell’anno mi sto accorgendo che ho lasciato un po’ indietro me stesso, forse da una trentina d’anni.

    La metodologia Agile riconosce l’importanza degli strumenti e delle metodologie, ma afferma la supremazia delle persone sopra gli strumenti e sopra le metodologie.

    Essere “agile” vuol dire anche fregarsene di essere agile.

    Sono cose non troppo immediate da capirsi, o da spiegarsi. Penso che l’esempio del videogame e delle regole che ho fatto sopra renda bene l’idea di agile.

    Alcune cose a caso

    Torno dalla bici e mi accordo di dover aggiungere cose, a caso.

    In questo 2018. Ho corso 2 ironman: Francoforte e Elbaman. Pedalato quasi tutte granfondo del circuito Marche Marathon. Ho frequentato un corso di tedesco. Ho frequentato un corso sui big data. Ho partecipato ad eventi formativi su javascript e react. Mi sono letto l’antologia sui robot di Isaac Asimov (tutti i racconti), un idea dell’India di Moravia, e un certo numero di altri libri, non più di altri 7 o 8. Sono migliorato come atleta. Sono migliorato come uomo. Sono migliorato come professionista IT. Sono migliorato come vertebrato (ma questo solo relativamente alla specie di appartenenza). Sono invecchiato. Ho più capelli grigi. Ho avuto i capelli lunghi. Ho avuto la barba lunga. Ho rasato i capelli. Ho rasato la barba. Sono ingrassato. Sono dimagrito. Ho bevuto una quantità imprecisata di birra e vino. Ho bevuto qualità di vini eccelse, ma anche pessimi vini. Sono stato sobrio fino allo sfinimento pur di poter continuare a lavorare ad oltranza, bevendo birra analcolica. Sono stato ubriaco tutte le sere, per il freddo, per lo stress, per le rotture di cazzo. Ho mangiato in posti bellissimi. Ho mangiato cose buonissime. Ho conosciuto gente per bene. I maleducati non posso ricordarli ora, o forse non ci sono stati. Ho provato imbarazzo per chi si è comportato da idiota ed ho riflettuto sulle volte che è capitato di esserlo io e sui silenzi che vogliono dire: mi stai mettendo in imbarazzo e sto riflettendo sulla cosa. Mi sono trasferito, vedo il mare tutti i giorni. Ho chiuso l’account facebook: paura di perdere, paura di non avere più i contatti, e invece nulla di ciò è successo. Ne ho aperto uno nuovo, la prova era superata: si può morire online. Ho scritto 3 bilanci di fine anno. Ogni volta diventa più bello.

    Non ho propositi per il prossimo anno. Devo terminare questo.

  • Messaggio ai contribuenti

    Contribuenti. L’idea che siano contribuenti coloro che pagano le tasse è piuttosto deformante. Si contribuisce con il lavoro, il valore aggiunto, i servizi offerti alla società. Quando si parla di evasione tutto questo viene ignorato e messo a tacere.

    È un evasore un lavoratore che guadagna e spende tutti i suoi soldi senza pagare un centesimo di tasse?

    Ci si chiede poi: da dove arrivano i soldi per la sanità e i servizi?

    E questa è di nuovo una idea ridicola. La sanità e i servizi sono forniti da persone che lavorano, non dai soldi pagati con le tasse. Le persone che lavorano percepiscono sì uno stipendio, quindi dei soldi, ma quei soldi non sono creati dagli altri lavoratori. I soldi sono presi in prestito dagli istituti di credito, banche. Banche centrali per l’esattezza. I soldi sono debito pubblico. Un ipotetico evasore squattrinato (perché ha speso tutti i suoi soldi) non sarebbe capace di creare moneta per pagare medici, ospedali, scuole, governo e sindacati.

    Per creare i soldi il lavoro non serve a niente. Per creare soldi c’è bisogno di fiducia. Fidarsi del fatto che gli istituti di credito non emettano più moneta del necessario (cioè il discorso contrario a “permetteteci di sforare i parametri”).

    Ora veniamo all’odio. Google non paga le tasse! Amazon non paga le tasse!

    E così si mettono webtax o robe simili. Va a finire che queste tasse vengano poi pagate da chi utilizza questi servizi.

    Google paga i propri dipendenti in modo dignitoso. Amazon lo fa un po’ meno. È solo questo il problema, solo se una azienda non tratta in modo dignitoso i propri dipendenti.

    Sia Google, sia Amazon, sia Twitter, Facebook, e via dicendo portano avanti progetti di ricerca che senza soldi non sarebbero possibili. Raccolgono soldi dagli investimenti in borsa, spostano le loro sedi in (piuomeno-)paradisi fiscali e così tutto questo diventa possibile.

    Diventa possibile che SpaceX mette in cantiere viaggi interplanetari, quando la NASA stava per fallire od essere chiusa.
    Diventa possibile creare un quantumcomputer.
    Diventa possibile sviluppare l’intelligenza artificiale, e usarla.
    Diventa possibile comunicare, commerciare, mettere in contatto le persone, informare, far crescere la consapevolezza, l’idea di appartenenza alla stessa umanità.

    Riusciamo a contare tutti i conflitti mondiali. Sono sempre più piccoli. Sono sempre meno numerosi. Ma fanno sempre più baccano.

    Qual è il contributo del pagamento delle tasse a tutto questo?

  • Di nuovo questo discorso di merda. Rompetegli quel gioco.

    Migranti muoiono sui barconi. Oddio la morte. Esultare per la morte è deprechevole, eccetera.

    Dalla parte dei migranti.

    Sei povero, l’Europa è ricca, bisogna elevarsi, trovare una situazione migliore. Qui c’è guerra, e se non c’è fra un paio di mesi ci sarà, oppure è poco più là, e quindi arriva. Qui c’è fame, si lavora ma per pochi soldi, per lo più sfruttati dal mondo ricco che vuole prodotti a poco prezzo, e qui tutti a spaccarsi la schiena. Cosa si fa? Ribellarsi, far rispettare i propri diritti, far deporre il presidente corrotto e prezzolato dalle economie ricche? E sì … come non lo si sa? Appoggiare un gruppo di ribelli, imbracciare un fucile, fucile venduto dai ricchi del Mondo, pagati con le schiene rotte dei nostri padri, per poi arrivare al potere e farsi corrompere di nuovo, e aspettare il proprio turno, che qualcuno venga a spararci alla schiena.

    Sei povero, cosa si fa? Andarsene, qui non cambia niente, se non imbracci il fucile tu lo fa qualcun’altro. Vattene.

    Ma come? Ci sono diverse vie per l’Europa. Una, ad esempio, è la Spagna, stretto di Gibilterra, facile da attraversare, abbastanza sicuro, spesso percorso da trafficanti di droga, cosa piuttosto richiesta in Europa, ma illegale. Il problema sono i documenti, in Spagna bisogna essere entrati in modo regolare, altrimenti non si ha la patente, ad esempio, così non ci si può muovere, e se c’è un controllo possono arrestarti, si è ricattabili e si è sempre esposti al potere dei prepotenti.

    Un’altra via è per l’Italia. In Italia puoi vivere e fare tutto nella quasi illegalità. Ci sono pochi controlli, raramente si è incarcerati, se si protesta si è ascoltati, si sta bene, non è freddo. Il problema è la via. Trafficanti, di uomini, chiedono fino a 2mila euro per attraversare un tratto lungo di mare, spesso calmo, ma a volte non sicuro. I barconi che affondano sono circa il 10%. E una volta affondati non c’è scampo.

    Dalla parte degli stanziali.

    La proprietà privata è un furto? Lo Stato tassa la proprietà non permettendo di mantenerla, le banche sottomettono le istituzioni facendo impoverire i piccoli proprietari, non sono invece loro i ladri?

    Arrivano i migranti e occupano le case, la mia casa, il mio investimento, il frutto del mio lavoro che non avevo speso per usarlo per progetti più grandi. Questo investimento non ha funzionato. E ora fanno pena. Sì, fa pena vedere che muoiono sui barconi cercando di arrivare in Italia.

    I morti fanno pena, ma non quei parassiti che sono nella casa che pensavo fosse un investimento. Mi mettono i bastoni tra le ruote. Che pensano di essere migliori? I miei progetti non valgono nulla? La mia famiglia, quello che avevo in mente: buttato per la decisione di non doverli toccare. Perché? Perché non sono rimasti dove erano? Oppure perché non lavorano e non pagano un affitto?

    Non vorrei molto, ma mediare. Ecco.


    Questa cosa è quella che non farete mai se continuate ad andare dietro ai vari Bossi, ai Salvini, eccetera. Non medierete. Mai.

    Purtroppo sono proprio quelli che non c’entrano niente a votare la Lega. Ma d’altra parte nessuno propone di mediare.

    Però c’è sempre chi ragiona col culo. O sei Salvini che vuol bruciare i neri nei barconi, oppure parli delle condizioni estreme attraversate dai poveri per far passare in secondo piano tutto quello che gli si giustifica. Nel secondo caso, passano 10 anni, più o meno, e gli stessi migranti iniziano a votare Lega. Ecco, hai creato il circolo vizioso grazie al quale la politica si foraggia senza inventare nuove idee.

    Il punto è che bisogna minare le posizioni di rendita, anche quando si tratta di politica. Altrimenti essa si adagia sul solito conflitto, li trovi a litigare nei talk show e alla fine farsi i complimenti: “bella partita”. Avversari, sempre, ma sportivi.

    Rompetegli quel gioco.

  • L’arte del compromesso

    Stamattina devo solo correre per 50′, corsa lenta. È mercoledì ed a Castelferretti c’è mercato. Che importa? faccio via del Consorsio poi giro per la strada che porta allo stadio, giro intorno allo stadio. Inevitabile non notare la differenza tra via del Consorsio e la zona stadio di Falconara, molto più tranquilla e silenziosa quest’ultima. Ed inevitabile notare come a livello emotivo incide, anche nel correre si sente parecchio la differenza. Corro sul marciapiedi, le auto non mi disturbano, eppure è una specie di agitazione che si trasmette dal movimento delle auto a me. È lecito chiedersi dove accidenti state andando tutti? Sì, lecito, e la risposta è anche semplice: da qualche parte.

    Da qualche parte, comunque un po’ diversa per ognuno. E nessuno riesce a mettere daccordo chi deve andare esattamente dove deve ed esattamente all’ora in cui deve trovarsi proprio lì. È impossibile. Per questo c’è bisogno che ognuno faccia da se. Altrimenti si potrebbero organizzare in maniera tale che uno guida, gli altri semplicemente aspettano di arrivare, si potrebbero predisporre mezzi più grandi delle automobili, di modo da poter far salire un numero maggiore di 4 persone alla volta, e addirittura far specializzare alla guida una sola persona, che per tutto il tempo faccia questo servizio. Servizio pubblico, lo chiamerei.

    Ecco, ma nessuno vuol scendere a quel compromesso. E magari trovarsi lì 10 minuti prima o 10 minuti dopo.

    Quello che più mi stupisce di noi italiani è la pazienza con la quale riusciamo a stare in fila senza fiatare. Eppure non ammettiamo nessun altro tipo di compromesso. Appena ne abbiamo l’occasione facciamo come ci pare, perché è nostro diritto. Senza starci a pensare troppo se convenga o meno.

    Mai ci chiediamo perché si fa la fila. Non sarebbe meglio passare avanti a tutti e farsi servire per primi? Se io fisicamente sono più grosso potrei pretenderlo, no? Allora perché non organizzare le code in base alla stazza? Oppure si potrebbero organizzare tornei di lotta periodici per poter stabilire le priorità nelle code. Non è una cattiva idea. Del resto mettiamo in discussione tutto, perché non mettere in discussione anche le code?

    Ah, ma la macchina conviene, comunque

  • Cosa vuole la ggente

    Perché la gggente vuole lavorare, mica leggere proposte strampalate e affrontare processi di selezione inutili. Se allora non avete un piano, e se no siete tipi da avere la velleità e la pretesa di buttar giù un business plan che non preveda stipendi da rockstar, statevene zitti, non disturbate chi il lavoro se lo va a cercare da chi lo sa fare, stop.

    E perché sia così non basta fare quattro chiacchiere. Sono un po’ stufo.

    Sì ho 40 anni ormai e non mi piace sentirmi trattare da macchietta, ma voglio essere universalista, sono stufo di sentir trattare i “ragazzi” di 25 anni come dei “ragazzi”. Ma dite sul serio? lo credete davvero??

    A 25 anni sei un uomo, sei una donna, maturi, solitamente è l’età in cui ci si sposa, si mettono al mondo dei bambini, e a quell’età le donne riescono a pretendere diritti per badare ai figli ed al contempo pensare alla carriera. Perché possono farlo? Perché sono in una posizione sufficientemente di rilievo da averne l’autorevolezza.

    Questa si chiama meritocrazia, quella che si guadagna spingendo e dandosi gomitate in faccia quando serve, non è lo spirito santo che viene giù ad ungerti e metterti nel posto che tu meriti perché ne hai le capacità. E chi lo dice?

    E chi dovrebbe farla la selezione delle aziende che cercano delle “figure professionali”.

    Io. Con questi criteri:

    1. Se cerchi qualcuno lo fai personalmente, ovvero lo fa il direttore del dipartimento o dipendenti che lavorano in quel dipartimento e suggeriscono qualcuno, non deleghi una azienda per la selezione del personale, a meno che questo lavoro non sia fuori dal core business della tua azienda.
    2. Se ti premuri di specificare che l’opportunità ha dei possibili sviluppi di crescita personale, stai semplicemente dicendo l’ovvio per riempire un vuoto o per coprire qualcosa. Non mi frega niente. Ovvio che voglio crescere personalmente e professionalmente.
    3. Cerchi qualcuno che abbia attitudine al lavoro di gruppo? Aria fritta. Ovvio. (A no, scusa, stai cercando qualcuno che lavora su quello che gli pare senza neanche dirti cosa? beh allora specificalo)
    4. “Remunerazione proporzionale alle reali capacità del candidato.” Cosa vuol dire? Devi rispondere prima ad una domanda: CHI STAI CERCANDO? Perché messa così sembra quasi che vada bene chiunque, poi gli dai quello che si merita, oppure forse non hai abbastanza speranza di trovare la persona abbastanza brava, cosicché ti accontenterai del meno peggio. Sembra interessante? Per me è interessante come lo sbiancamento anale o le vicende delle starlet della TV italiana o le partite di calcio. Ossia zero.

     

  • Analfabetismo funzionale. Ovvero Governo ladro

    Governo ladro … e Renzi né è la dimostrazione.

    Maratona di Roma

    Riprendo questa statistica che dice che solo il 20% degli italiani siano capaci di comprendere un testo.

    Nella blogsfera (se ancora la chiamano così) c’è un articolo di Rudy Bandiera piuttosto catastrofista “Siamo un popolo di analfabeti funzionali e, spesso, di idioti

    Facebook. 25 milioni di italiani sono iscritti. Ammettiamo che in questi 25
    milioni siano tutta la fetta del 20%, cioè che quella persona su 5 italiani
    che riescono a comprendere un testo sia iscritta a facebook, anche se la cosa,
    ovviamente, non è in relazione. Cioè, ammettiamo che 12 dei 25 milioni di italiani
    iscritti a facebook sappia comprendere un testo, ne restano fuori 13 milioni,
    che si collegano, evidentemente, per guardare immagini e video, o scambiarsi
    messaggi del tipo “ho fame”, “fatto cacca”, “forza XXX” (sostituendo ad XXX una
    qualsiasi squadra di calcio), “governo ladro”, etc.

    Per esprimere un pensiero complesso c’è bisogno di molte parole. Il 60% degli utenti
    facebook si fermano alle prime 10 parole se non trova un “forza qualcosa”.

    Ma torno alla disfunzionalità di comprensione del testo. Provando ad esprimere un pensiero.

    Stamattina vado a Macerata. Devo fare l’analisi del sangue perché sembra abbiano
    trovato una persistente situazione di inversione della formala leucocitaria.
    Vuol dire, mi ha spiegato lunedì scorso la dottoressa, che alcuni componenti del sistema
    immunitario sono leggermente fuori scala e invertiti, e vuol dire inoltre
    che la situazione si è ripetuta (persistente) più volte negli ultimi 2 anni nei quali
    ho donato il sangue.

    “Vai al mattino quando vuoi, non dopo le 10” mi disse la dottoressa lunedì. Sto
    fermo al passaggio al livello per entrare a Macerata 5 minuti. Altri 5 minuti li
    perdo al ritorno. Di nuovo passaggio a livello chiuso. Mi viene da pensare che
    c’è gente che fa questa cosa tutti i giorni, e penso che sia scocciante, no?

    Penso che per percorrere 20km in auto c’è bisogno comunque di un tempo non nullo,
    diciamo 20 minuti con il traffico, considerando una media di 30km/h, e considerando
    certo, il traffico praticamente inesistente di Macerata.

    Tutti i giorni. Se c’è qualcosa che ho imparato allenandomi per una maratona, è che
    un piccolo fastidio non può essere ignorato per 42km. Puoi ignorarlo se fai 2km e ti
    fermi, ma non per 42. Se la scarpa fa leggermente male all’ultimo dito del piede
    dopo 42km quel dito sarà tumefatto, probabilmente anche sanguinante, cambia le scarpe,
    i calzini, fai qualcosa, ma risolvi quel “piccolissimo” fastidio.

    Tutti i giorni. Tutti i giorni salite in auto e fate code per 20 minuti, un piccolissimo
    fastidio. Ma alla fine dei vostri giorni avrete l’umore di merda, lo ignorate, fingete,
    ma siete feriti dentro, tumefatti, sanguinanti.

    Capita che in questo periodo passo del tempo a Francoforte ed è capitato, inoltre, che
    la settimana scorsa alloggiassi fuori, 20 minuti di metro con un cambio.

    La metro è noisa, non devi pensare al traffico, puoi portare il kindle e leggerti qualcosa,
    controllare le email, o social-cosare su facebook e twitter. A Francoforte va molto.
    In effetti il traffico di cui si lamentano i tedeschi è nulla rispetto a quello di …
    di Macerata, sì, il traffico di Francoforte è nulla rispetto a quello di Macerata.

    Eppure il traffico lo trovano fastidioso, quindi prendono la metro.

    E guardo il treno passare lento, probabilmente vuoto e mi chiedo se avrei dovuto aspettare così tanto se fossi stato tra le prime 4 (e uniche) auto ferme prima del passaggio al livello.
    Io che non ho un percorso, non ho un abitudine a farmi del male, di poco, giorno per giorno, io non riesco a sopportarlo.

    Perché non salire su quel treno invece che farsi abbaiare dal miraggio pubblicitario
    di una strada deserta, un deserto della ragione nella quale coltivare un sogno di
    libertà che riesce a far ignorare il logorio delle catene che feriscono le caviglie
    nell’attesa di arrivare al lavoro dove potersi lamentare per qualsiasi cosa, chessò,
    del Governo, di Renzi, della squadra che non va, o il presidente farabutto? Perché no?

  • Shortest Path to Success. Psicologia e programmazione

    Questo blog ha contenuti che si alternano tra la psicopatologia e il faceto, così mi sento in diritto di parlare di psicologia del programmatore.

    La programmazione è una attività dell’intelletto, ma consegnare un lavoro e decidere le priorità riguarda molto la parte emotiva. Del resto Agile, Extreme Programming, Kanban, etc, parlano più di metodo, di interazione, di rapporti sociali, piuttosto che di metodologie (i vari manifests dicono: non si esclude l’importanza degli strumenti, ma la persona viene prima …).

    Shortest Path to Success. La strada più breve per il successo. È un concetto fondamentale, però si rischia sempre di lasciare questo tipo di approccio per paura di fare qualcosa di sbagliato. Il mantra era “chi prende le scorciatoglie si troverà sempre nei guai“. Non so se c’entra qualcosa di religioso, o meno, so che è una idiozia. Invece la cosa più semplice che funziona e che ha successo è la migliore scelta che si possa fare.

    Succede di studiare una gran quantità di concetti, di algoritmi, di modelli e di pattern per la soluzione di diversi problemi, ed è possibile essere attratti dal decidere prima il pattern senza chiedersi se nel caso specifico sia strettamente necessario. Oppure succede di vedere librerie realizzate con un certo schema e, non potendole usare nel caso specifico, aver voglia di realizzarle con concetti simili.

    E invece no. La scorciatoia è la strada giusta.

    Faccio questo ragionamento prendendo spunto dai trader (quelli che giocano in borsa) e si dilungano sulla psicologia quando il loro lavoro consiste nel cercare di speculare il più possibile. Sembra strano, ma nell’attività di trader la psicologia gioca un ruolo importante. Perché no nella programmazione?

  • Oggi faccio l’economista de noantri: debito, mercati, pubblica amministrazione, spread

    Facciamo un ipotesi.

    L’Italia, considerata come azienda, in totale produce 100 MD (MegaDobloni) all’anno, inoltre l’Italia, ancora considerata come azienda, in totale consuma 120 MD all’anno.

    Dando queste ipotesi per vere, procediamo con l’appianare questa discrepanza chiedendo aiuto all’estero.

    Vale a dire, supponiamo che ogni anno l’Italia chieda un prestito di questi 20 MegaDobloni offrendo come controparte un interesso o degli interessi annui valutati in base a quanto sia verosimile che l’Italia restituisca questi 20 MegaDobloni.

    Riguardo al debito si ha spesso una idea piuttosto “casalinga” diciamo, il debito per una azienda è una opportunità di crescita. Supponiamo che un calzolaio riesca a produrre 10 scarpe al giorno con un margine di guardagno del 30%. Questo calzolaio ha bisogno di spendere 70 al giorno per poter vendere 100. In un mercato non saturo il calzolaio potrebbe vendere 100 scarpe (10 volte tanto) se assumesse altre 9 persone, che, supponiamo, costino 25 al giorno. Quindi la spesa diverrebbe 99 * 70 + 25 = 9405 più la spesa per scarpe prodotte comunque, 70, ossia 9475. L’entrata sarebbe 10000, così d’avere un utile di esercizio di 525 al giorno, al posto delle 30. Un bel guadagno, ma effettivamente questo calzolaio non ha questa disponibilità economica. Si rivolge al mercato per chiedere un finanziamento, supponendo che lo ottenga ripagandolo a fine giornata il 4% in più, dovrebbe pagare 10000 * 1.04 = 9854, vale a dire che il suo guadagno giornaliero sarebbe di 146, comunque il 486% in più rispetto al non assumere e non prendere un prestito.

    L’esempio non è dei più felici, ci sono molte variabili in una attività vera e propria ma dovrebbe rendere l’idea.

    Il calzolaio senza debiti

    Ci sono lacune evidenti nell’esempio, ma quella più interessante è sicuramente il “mercato non saturo”

    Ma tornando all’Italia, un Paese, considerato come azienda, è in una situazione di “mercato non saturo”?

    Ha senso di parlare di mercato saturo solo relativamente ad alcune tipologie di prodotti. Ad esempio la produzione di carozze è un mercato saturo, anche se se ne vendono 4 l’anno. La produzione di yacht di lusso diventa un mercato saturo velocemente.

    Dunque è interesse dell’Italia, come Nazione, avventurarsi in mercati non saturi e fare leva con i prestiti il più possibile: più debito == più soldi * leva == più soldi (*!!).

    La pubblica amministrazione effettivamente da servizi verso l’interno, non verso l’esterno. Non può essere considerata come positiva per la leva. Non se presa indipendentemente dal resto.

    La pubblica amministrazione può essere utilissima se è da supporto alle aziende che riescono a fare leva sui mercati riuscendo ad ottenere successi rispetto ad altri concorrenti lavorando in modo più efficace. (Anche l’assistenza sanitaria gratuita a tutti è di supporto alle aziende: dipendenti sani e felici producono, malati muoiono e vanno formati di nuovi. Detta cinicamente)

    Inoltre c’è un altro aspetto riguardo l’esempio del calzolaio, esempio non tanto felice. La leva e il limite del possibile, se il mercato non è disposto a prestarmi a meno del 5%, è preferibile per me non produrre, accontentarmi di 30 al giorno ed essere sempre al margine dei mercati, finire per non avere più risorse per la ricerca, e quindi non potermi avventurarmi in mercati non saturi e smettere di fare impresa. Morire come libero professionista, e divenire professionista dipendente. La differenza tra il costo di produzione e il costo dei prestiti in termini di tassi di interessi è chiamata spread.

    (*!!) Tornando a soldi * leva, se la leva è negativa, vuol dire che lo spread è negativo (spread è distacco, in realtà non è mai negativo grammaticalmente), più debito vuol dire più soldi negativi, ossia più povertà.

    Riassumo i punti più importanti:

    1. il debito come leva
    2. cercare mercati non saturi
    3. pubblica amministrazione come supporto al sistema produttivo
    4. spread dei tassi tra i costi del mercato e i costi di produzione positivo (e possibilmente massimizzato)

    Le soluzioni di Monti, troika e vari think tank: ridurre la domanda interna, abbassare il costo del lavoro, aumentare la produttività e ridurre il costo della pubblica amministrazione. Spaventano. Non avere soldi è una proposta poco accettabile. La pubblica amministrazione come costo: effettivamente il costo qui è inteso come guadagno negativo, vale a dire ciò che non è funzionale va tagliato.

    Le soluzioni (?) di Paolo Barnard http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=949. A volte penso ci sia del complottismo nell’aria, o della complottologia.

    Effettivamente non credo sia una questione finanziaria, ma di mercato vero e proprio, basta fare mente locale: cosa consumate di più ogni giorno? chi le sta producendo e chi state pagando per averle queste cose?

    E il lamentarsi della perdita del mercato dell’acciaio. Ma poi quanto acciaio si consuma? È un mercato saturo? È conveniente? C’è una leva sufficiente?

    Cosa dovrebbe fare il calzolaio (a parte le scarpe):

     

    Il calzolaio indebitato

    Rif.: infografica creata con easel.ly