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  • Errore. Non è quello il punto.

    Potrei sembrare un po’ puntiglioso, forse a volte scostante nel notare gli errori, o come dicono alcuni, un po’ rompicoglioni.

    Si potrebbe pensare che non ammetto errori. Ma non è quello. Assolutamente.

    Chi non ammette errori si fermerebbe dopo aver scritto le prime 5 righe di codice, non appena vede che non fanno esattamente quello che si aspetta ed è costretto a rileggerle, e correggerle.

    Rileggere e correggere. Questo può essere frustrante. Richiede di ammettere un fallimento, di ammettere di non sapersi esprimere, neanche in un linguaggio formale.

    Ma forse la frustrazione si supera per la curiosità di capire qual è il modo giusto.

    È più avanti che subentra qualcos’altro, scoprire perché. Il perché si sbaglia, e il perché si ha successo. Qual è la chiave del ragionamento giusto, quale la chiave per il ragionamento fallace. Il ragionamento. Il ragionamento e la materia. La materia, l’ordine. Intendo la matematica, la meccanica. Il meccanismo.

    È vero forse, siamo esseri perfetti, ma non combaciamo esattamente con la meccanica della materia, non esattamente con la matematica meccanicistica e col calcolo automatico, non perfetti in quella accezione. Diversamente perfetti.

    E l’errore è la cosa più affascinate. È ugualmente affascinante un ragionamento esatto, pulito e preciso, perché si avvicina alla materia e la rende più umana. Ma l’errore è sempre piccolissimo, e nonostante ciò è amplissimo nella sua origine. Un semplice errore che sembra di distrazione ha dietro spesso un mondo di argomenti che hanno portato a quell’errore, ed andare a toccare quell’errore rimette in discussione quell’intermo mondo, o meglio concezione del mondo che l’ha in qualche maniera generato.

    Dicevo appunto che per me il punto è tutt’altro, non è vero che non ammetto errori, io sono un feticista dell’errore, capisco che possa essere fastidioso sentirsi criticare, ma la mia è solo curiosità, non un giudizio.

    Inoltre, se a volte cerco di correggere alcuni miei difetti, non è perché non mi accetto per come sono, ma per la semplice curiosità del sapere come sarei.