
Si parte per Francoforte e questa volta con un impegno in più. Wiesbaden Half Ironman.
Così preparo la valigia e mettendo le ruote non riesco a non preoccuparmi. E a non smettere di farlo.
I raggi sono  in carbonio e devo caricare la bici in aereo, e non lo farò io. Già cerco di elaborare qualcosa nel caso i raggi siano rotti, andare ad un negozio per bici (B.O.C. in Hanauerlandstrasse 2cento qualcosa), cercare ruote usate, eccetera.
All’arrivo a Francoforte non ho idea di dove andare a prendere una valigia fuori misura, chiedo ad un tipo poco motivato, mi risponde in tedesco, e non capisco neanche cosa dice. Aspetto. Dopo aver ritirato la borsa con dentro la muta, e dopo aver aspettato altri 5 minuti, mi decido ad andare all’uffico bagagli. Se si chiama così dovranno pur sapere qualcosa. Sono agitato ma mostro il bigliettino del mio bagaglio all’addetta allo sportello libero. Lei controlla nel terminale e dice che dovrebbe essere già qui. Muove il capo per vedere oltre, al lato opposto dell’atrio dove mi trovo, nota una valigia grande, la indica e fa, “isn’t that?”. “ah, yes, thank so much”.
Arrivo alla valigia la apro. Apro le ruote. Tutto a posto. Fortunatamente.
Ok. Ora il problema è arrivare a casa. Lavori sulla metropolitana, linea U5 direzione Preugenheimer, precisamente. È più o meno dove vivo io a Francoforte. Dovrò usare il tram 18 e farmi 6 o 700mt a piedi.
Inoltre la linea regionale S9 si ferma a Hauptbahnhof, dove devo prendere U4 fino a Konstablerwache, da dove devo salire in strada per prendere il 18.
“passa di qui il 18?”, “no, il 18 lavoro non vado certo in giro per Zeil a fare compere”.
Hauptbahnhof è la stazione principale, come dice il nome, e di certo non è piccola. La valigia è grande, poco comoda nelle curve, ma quanto meno è piano e così posso contare sulle ruote. Non mi sembra male.
Arrivo alla piattaforma per la U4 direzione Bornheim, mi sento un eroe.
A Konstablerwache devo salire. Becco casualmente l’uscita dal lato della strada dove devo prendere il 18, uscita per il supermercato Konrad, ma va a capire, occupa un isolato.
Friedberger Warte, è da qui che devo farmi i miei 600 o 700 mt facendo correre la valigia. Mi accorgo presto che su terreni poco regolare al centro tocca, o meglio mi accorgo che questo fatto è molto noioso.
Ragazzi tornano da una partita a tennis, almeno credo, visto che hanno le racchette in mano. Si offrono i aiutarmi, ma dovremmo sollevarla, e finirei per stancarmi di più. Gli dico che c’è poco da fare, devo solo andare piano e avere pazienza.
Ecco, è vero. Ci vuole pazienza, e bisogna continuare, senza fare troppi sforzi e trovarsi esausti a dover aspettare ancora di più per ritrovare le energie.
E così è l’endurance, già a partire dall’olimpico questa cosa si sente, non puoi pretendere di arrivare prima cercando di andare oltre la velocità per la quale sei preparato. Ci vuole pazienza. Se hai sfortuna e la gara è piena di gente forte sicuramente ti rode vedere passare così tanta gente, ma ci vuole pazienza. Capita.
Sicuramente ho di nuovo la preoccupazione per i raggi, vorrei ma le vibrazioni non posso evitarle, le ruote sono piccoline.
Arrivo a casa. Non mi sento più un eroe. Controllo la bici ed è tutto a posto. Questo infondo è solo un allenamento.
Ma perché mi sembra così dura questa prossima gara? Non ho idea. Forse i 1600mt di dislivello nella frazione bici. Forse il non avere un’auto con me. Ma sono a Francoforte, a 50km, e con i mezzi arrivo in meno di un’ora. Non so.
Forse non sono fisicamente pronto. È ormai un anno che non riesco a fare un medio bene, finendolo correndo e con un buon tempo nella mezza. Ecco, un “buon” tempo nella mezza non sono mai riuscito ad averlo. Il mio “buon tempo nella mezza” sarebbe 1h45′, e sarei pienamente soddisfatto. Qui ho anche 1600mt di dislivello in bici.
Ci vuole pazienza, con se stessi, con le cose, le cose che capitano, e con gli altri.
Ieri compriamo la pasta per il pranzo, un pacco di tortiglioni barilla, e altre robe. La cassiera sbaglia e ce ne fa pagare 2. Poca roba. La sera compro acqua e uno snack alle mandorle. Acqua 1,14 €, snack 1,29€. Totale 3,93€. Pago sovrappensiero, la cassiera non guarda negli occhi, forse perché è turca, o forse perché è falsa. Cammino e ripenso a quanto ho speso. 3 e … dovrebbe essere 2 e qualcosa. Ho già perso la pazienza non riesco a fare le somme ma qualcosa non torna, tiro fuori lo scontrino ed è quello di un altro. Forse lascio stare, che importa? Ma poi no. E la seconda no, almeno non nello stesso giorno.
Torno indietro, di corsa, con un pacco d’acqua sotto braccio. Arrivo e mi lamento. C’è molta fila alla cassa. Credo di aver fatto una figura di merda non tenendo conto del pfand, il vuoto, di 25¢ a bottiglia, è 1,50€ che serve per arrivare a 3,93€, cioè quello che ho pagato. Chiedo comunque il mio scontrino. Lo stampa. Arriva anche un dipendente altro circa 2mt che sembra avere l’intenzione di spaventarmi. Lo trovo un gesto idiota e lo guardo stupito e per nulla intimorito. Ma questa cosa mi infastidisce, cosa avevano in mente? Spaventare la gente che si lamenta? Che tipo di commercianti sarebbero?
Resta la mia figura di merda. Innegabile.
Non ci bado, ma poi il mattino seguente rimugino. Devo correre e l’ansia blocca il diaframma. Ci vuole pazienza. Provo a rielaborare e visualizzare. Provo a richiamare le sensazioni. Troppo cerebrale, non riesco. Provo con i colori, colorando tutto di arancione cerco di far uscire le senzasioni di disappunto. I colori sono usati nel training autogeno, non so se abbiano validità , ma li ho già usati per raggiungere l’autoipnosi, quindi potrei essermi condizionato e averli resi efficaci, tanto da associare all’arancione il rilassamento delle emozioni (rosso-fisico, arancio-emozioni, giallo-mente, verde-pace, blue-passione, viola-amore, argento/oro-estasi).
Ci vuole pazienza. Monto la bici.
Oggi corsa. Diluvia, ci ripenso. Poi ho un ripensamento sul ripensamento. Parto. Ed è quasi una liberazione. Ci vuole pazienza, sì, ma a volte anche correre non è male. E va bene, poco più di 3km per arrivare vicino la Nidda e fare i miei 3×4000, ho un appogio buono e tutto sembra andare per il meglio.
Poi chissà . Ci sono cose che fai bene, cose che fai male. Per qualche errore non puoi perdere tempo a rimuginare, rischi di rovinare quello che potrebbe capitarti di far bene. Ma sono così, e ci vuole pazienza.
È importante respirare e non agitarsi, non andare in affanno: di aria ce n’è per tutti.