Tag: moto

  • Moto: settimo giorno

    Non so più se ha molto senso annotare cose. Questo giorno è passato un po’ così. Ma il pomeriggio salgo in moto e faccio un giro a Potenza Picena passando da Montecanepino, e ridiscendendo dalla provinciale. L’asfalto non è perfetto, e mi accorgo di scegliere traiettorie a caso, cioè invado l’altra corsia, giusto per non farmi una curva su cose tremolanti. Ma vabbé.

    Piuttosto sono uscito dopo cena. La moto è comodissima, ma trascinarsi dietro il casco mentre faccio una passeggiata un po’ meno. Un bauletto non è più rimandabile. Magari bello capiente.

  • Sesto giorno in moto

    Al mattino lavoro fino alle 8.

    Poi breve giro in bici. Non ho intensione di far passare oggi come quella cosa grigia che è stata ieri.

    Dopo il meeting in azienda, vado a Porto Sant’Elpidio con l’idea di cambiare contratto telefonico.

    Città, traffico. Tutto fa. Sempre per prenderci confidenza.

    Forse sono 20 km in tutto. Inizia ad essere mia.

    Mischiare bici e moto. Bella cosa.

    Guidare la sera

    La sera ho lezione a Civitanova. Mi faccio il traffico in modo easy, sorpasso, evito le code.

    Arrivo comunque in ritardo.

    E’ quasi notte, decido di fermarmi a cena. Ho su i jeans e non dovrebbe essere un problema.

    Mi fermo in pizzeria, mangio. Poi riprendo la moto e vado.

    Guidare di notte non è molto diverso, ora che sono abbastanza tranquillo.

  • quinto giorno in moto

    Giornata piuttosto grigia, devo assolutamente uscire a costo di perdermi mezza lezione del corso su cloud computing e AWS services.

    Mi decido alle 19.10, e salgo in moto dieci minuti più tardi. Faccio pochi km, tranquillo.

    Arrivo a Potenza Picena e poi torno. Vado decisamente tranquillo, non piano, tranquillo.

    Anche come maneggio la moto da fermo è molto meno ansiogeno.

    Salita ok, discesa altrettanto. Traiettorie giuste, niente cose strane. Questa volta la piego un po’ meglio, sono ai giri giusti, non sempre, ma comunque abbastanza spesso.

    Arrivo al supermercato, parcheggio senza troppe paranoie. Scendo, entro nel market. Esco.

    è troppo tardi, non voglio aver fretta.

    Prossimo supermercato. Salgo tranquillo, arrivo in strada, mi metto in strada e vado.

    Parto in piega e la tengo bene. Non è vero che va dritta, basta appoggiarci.

    Scendo e la poggio sul cavalletto.

    Niente di particolare, ma forse sto togliendo qualche difetto, e mi sto riappacificando con la manopola del gas.

    10 km? forse 12. Va bene.

  • Quarto giorno in moto. Viaggio lungo.

    La moto è anche un’utilità, è un mezzo per spostarsi. Altrimenti giustifico poco la spesa.

    Devo passare in banca, alla filiare di Chiaravalle.

    Sono circa 50 km, e la cosa potrebbe essere impegnativa, ma la strada è facile.

    Faccio l’adriatica fino ad Ancona, poi giro per Polverigi, e poi ridiscendo verso Chiaravalle.

    Tutta semi collinare, qualche curva, e un paio di lunghi rettilinei.

    Sul dritto vado bene, tiro su la moto a 100-120, non di più.

    L’abbigliamento è quello che è, non sono un motociclista ancora, e mi accontento di mettere qualcosa che ripari il vento. Ma le mani sono scoperte, i moscerini sbattono, l’aria sulle braccia si sente picchiare (insieme a qualche moscerino).

    Va bene così. Arrivato ad Ancona sbaglio rotonda, e quindi faccio un giro completo per ritornare sulla strada principale.

    Percorso su rotonda molto lento. Ci deve essere una qualche qualità nell’andare lento nelle rotonde, in realtà è una questione di portanza e sensibilità. Ci sto facendo l’amore, ma ancora mi muovo malissimo. Pessimo amante direi.

    La seconda rotonda è quella giusta. Così piego ed esco dalla rotonda.

    Poche centinaia di metri e sono al bivio per prendere il primo rettilineo.

    Non ricordo bene la strada e sono guardingo.

    Rittilineo apro un po’, tranquillo.

    Arrivato al bivio per Offagna, cioè alle curve sotto Polverigi, le affronto come un pensionato, molto lento. Anche uno scooter mi sorpassa. Va bene così.

    Quello che inizialmente credevo mi avrebbe creato problemi, le discese, non sono per niente un problema.

    Arrivo a Chiaravalle ed in Città mi muovo malino. Arrivo in qualche maniera in Banca, ed è tardi.

    Fa un caldo assurdo. Fermo la moto e lascio girare un po’ il motore, per farlo freddare.

    Mi fermo a pranzare lì e aspetto l’apertura del pomeriggio.

    Fatto il dovuto, riparto.

    Questa volta sbaglio strada, ritorno a Chiaravalle, e poi ritrovo quella giusta.

    Niente male.

    Il ritorno ha l’altra salita per Polverigi, c’è una leggera curva uscendo dalla rotonda.

    Mi ritrovo nell’altra corsia, mentre sta arrivando un camion. Sto rallentando di istinto, ma non è il caso. Accelero e tengo la piega, ritorno nella mia corsia e vado tranquillo.

    Avere parecchi cavalli vuol dire accelerare e vedere la moto drizzarsi, cioè andare dritta.

    Per questo la mia ansia nel dosare l’acceleratore e nell’impostare le traiettorie.

    Ansia vuol dire sbagliare: traiettoria sbagliata quasi sempre, quasi ad ogni occasione.

    Ansia vuol dire sbagliare: apro troppo poco e fatico a tenere la moto su, invece che giù, cioè dritto, invece che girare.

    Sto praticamente guidando al contrario.

    Ma questa volta ho fatto il gesto giusto, ho “aggiustato” una traiettoria sbagliata.

    Ora dovrei essere più previdente: le curve vanno anticipate, e così le traiettorie.

    Questo dovrebbe darmi più fiducia, e anche “più modo” per affrontare la strada.

    La moto verrà da se.

    Il consiglio dell’amico “poggia su pedane e manubrio” è sicuramente utile, ma anche poggiare il ginocchio opposto al serbatoio funziona, e forse me lo trovo più adatto a me. O forse è solo una cosa da aggiungere.

    Tra accelerazione e decelerazione la moto sposta il peso da dietro ad avanti. In genere dovrebbe essere un problema per la tenuta in curva, ma in realtà la moto è molto stabile, e vado talmente lento che è come se stessi sempre dritto.

    Vizi e difetti

    In questi primi giorni guido male, e penso di prendere qualche vizio che dovrò perdere.

    Mi viene da pensare alle lezioni di chitarra classica, quando ti fanno passare mesi sullo stesso pezzo perché “altrimenti prendi vizi”. E forse non è il caso di essere così fissati sulla perfezione, alla fine se suoni suoni, poi i vizi li togli man mano che trovi difficoltà. O no?

    Boh, spero di non morire per via di qualche vizio di guida.

  • Terzo giorno in moto

    è la festa della repubblica, ed ho poco da fare.

    L’unica cosa che mi viene in mente è partire per andare a prendere un caffè.

    Forse fare molti km è poco senzato, voglio fare qualche curva. Mi dico.

    Questa volta voglio proprio fermarmi al bar a Potenza Picena, poi tornare.

    Per via della festa il bar è chiuso. Provo su dal bel vedere di Potenza Picena, c’è una gelateria.

    Chiusa anche quella. Proseguo fino alla piazza.

    Ci sono lavori, rifanno la pavimentazione. Parcheggio alla meglio. Il bar in piazza è aperto.

    E sì, stanno lavorando, il 2 giugno. Pochi operaii, ma lavorano.

    Prendo il caffé e commento vagamente sul tempismo, vicino la stagione estiva. La barista dice “speriamo che finiscano”. Ci sta.

    Scendo dalla via col pavé, e sono poco sicuro, ma va bene.

    Discesa da Potenza Picena al porto. Abbastanza bene. Me ne sto calmo dietro un’auto, e faccio curve tranquille.

    Non è il caso di tornarsene a casa. Proseguo per Numana e poi il Conero.

    Purtroppo è festa, ed il traffico è un problema. Ma forse è anche un’opportunità: devo saperla gestire, saper frenare, saper reagire a cosa fanno gli altri.

    Certo è pesante. è ancora pesante per me, lavorare con frizione …

    Il Conero è ok. Non bene, lascio che un motociclista mi sorpassi, e ancora me ne sto calmo.

    (dovrei trovare titoli migliori)

  • Il secondo giro in moto

    Il primo giugno è un giorno assolato, e faccio una nuotata al mattino, sempre i soliti impegni al PC.

    Finisco alle 12, mangio qualcosa per vivere. In programma era un’ora di bici, ma sono sfinito, e faccio pranzo.

    Dopo il pranzo cosa manca? Il caffé. Vado a Morrovale a prendere un caffé.

    Mentre vado alla moto cambio idea e penso che mi fermerò a Potenza Picena.

    Sensazioni, non delle migliori, ancora. Devo imparare.

    La salita da Porto Potenza a Potenza Picena ha diverse gigane, ed è piuttosto utile saper buttare la moto, saper poggiare il piede e la mano giusta.

    Sembra che quello che ho imparato la sera prima non è rimasto.

    Automatismi, questi ci vogliono.

    Arrivato a Potenza Picena decido si superarla e andare verso Morrovalle.

    Tra Montelupone e Montecosaro la strada è piuttosto impegnativa: curve in discesa, anche in contropendenza. Me la cavicchio.

    La salita verso l’incrocio che va a Montecosaro ma la spasso, apro e salgo, tranquillamente, ma veloce, sulla 70ina.

    Dal caffé di Morrovalle, decido di proseguire per Macerata. Tutto fa.

    Alla fine torno che ho fatto 70 km, più o meno di saliscendi e curve.

    Insomma. Impegnativo e un po’ deludente (deluso da me).

    Ma non demordo. La discesa da Potenza Picena a Porto Potenza è stata un po’ meglio, e ho anche scoperto che posso piegare di più. In realtà il limite è molto più in là (ma di parecchio eh).

    Sì, direi che dovrei “lasciarla andare”, ma ancora non gli do fiducia (o forse non ne do a me)

  • Consegna e primo giorno

    La consegna della moto è andata in modo un po’ storto.

    Sabato mattina lo passo davanti al PC per preparare un video sono un po’ incasinato.

    Alle 12 mi decido a chiamare l’officina per avere la moto, e mi fa:

    “la vuoi o no questa moto? E vieni a prendertela!”

    Arrivo in bici e sto li ad aspettare un po’, firmo gli ultimo documenti per concludere l’acquisto,

    e vado subito a fare un primo giro.

    Inizio da subito a litigare con la manopola dell’acceleratore, fortuna ho tutta strada dritta,

    non ho la minima idea di come mi comporterò in curva, ne faccio una veloce ed è molto stabile.

    In realtà mi da una buonissima sensazione, è come stare in auto o poco più, non devo fare molto,

    di certo la bici è più impegnativa.

    Ma l’acceleratore, quello è sì un po’ fastidioso.

    Suzuki SGR 600, con quasi 100 CV, di per se mi spaventa un po’.

    In realtà sto tenendo il motore sotto il 4mila giri, ma la cosa peggiore è affrontare le rotonde.

    Niente, a 30 all’ora non so esattamente se buttarla giù o no, se apro il gas scatta, se chiudo

    inchioda quasi. Il problema è il gioco che fa, dall’essere aperta, all’essere chiusa, c’è troppa

    escursione, sia di manopola, sia di tempo di reazione al cambiamento di gas.

    Decido di tornare e di impegnarmi a fare almeno un giro al giorno per prenderci mano, andando piano,

    forse.

    Un po’ sfastidito devo ammettere che é un bel po’ che non vado in moto. Col 125 facevo le rotonde

    alla perfezione, veramente sui 50 all’ora piegavo tranquillamente, e anche pesantemente.

    Ma sono passati anni. Ed è cambiata la moto.

    Questa non la trovo pesante, la trovo semplicemente stabile.

    Ma allora perché questo problema con la manopola del gas?

    Scrivo al venditore, mi dice “eh, dai ti devi abituare, fatti dei bei giri”

    Scrivo ad un mio amico, ex-motociclista, mi dice “devi lasciarla scorrere”.

    Al che dico “mica ho capito niente. Vado a fare un altro giro”

    Ecco che faccio un bel percorso collinare, ma non riesco a tenerla bene in curva.

    Finita la salita, riscrivo al solito amico dicendo che credo di aver capito che devo

    dargli più attenzioni, che ho molti anni di bici alle spalle, e che con la bici basta

    buttarsi e lei ti segue, in qualche modo. Ma con la moto sono una mezza pippa.

    La risposta mi arriva quando ho già iniziato la discesa, lo vedo nel Garmin da polso,

    mi fermo per leggerlo.

    Scrive una cosa strana, e poi “col tempo ti verrà naturale fare forza su pedale e

    sul manubrio”.

    Sulle prime provo a rispondere qualcosa tipo “lo so …”, ma mi fermo. Dico ok.

    Riparto e questa volta Bam! è vero! appoggio sul pedale e la moto mi segue!

    Discesa ok. Non veloce. Ma ok. Proseguo il giro da un’altra parte.

    Ci prendo confidenza, almeno un po’.

    Mi fermo al Mac a mangiare un panino perché sono un po’ consumato, non pensavo

    fosse così impegnativo.

    Torno soddisfatto. Anzi, poco prima di arrivare ho un camion davanti e

    non so se suparare, sono di terza, e sono un po’ stufo, starà andando a 50,

    ma è ingombrante e fa fumo. Apro il gas e BAM! Arrivo 100 in pochi secondi.

    La moto va dritta, ma la strada è dritta, quindi va bene.

    Certo, una bella sensazione. Ecco: a questo servono i cavalli.

    La uso poi per andare a fare spesa, percorso non difficile 🙂

    Il casco modulare

    Questo acquisto l’ho fatto a caso, ho speso poco più dell’integrale.

    Il casco ha la visiera parasole, e questa è una cosa piuttosto comune.

    Il modulare è una figata. Basta sollevare una levetta e la parte

    avanti sale su. Basta tirar giù in modo deciso e si chiude.

    Anche e soprattutto mentre sono in moto: è facilissimo e pratico.

    Suzuki SGR600

    Non so se ho fatto un buon acquisto, una buona scelta, come cilindrata, naked, e via dicendo. Ma ora sto imparando una cosa nuova, anche se andavo in moto da giovane, devo re-imparare in qualche maniera.

    E mi sta bene così.