Autore: kruks

  • La Bella Vita e Oltre

    Avrei voluto parlare della maestra d’asilo che, partita da Genova, sostava a Castelnuovo di Garfagnana prima di partire per un giro perlustrativo allo scopo di organizzare un’escursione. Di come avesse iniziato la sua carriera come maestra d’asilo, per poi buttarsi negli affari, e poi ritornare a fare la maestra d’asilo. Per poi concludere con il solito “la vita va così”.

    Ma non siete troppo fortunati oggi, cari miei lettori immaginari, vi toccherà di sorbire uno dei miei funamboli viaggi mentali, uno di quelli che raccontano la vita vera, ma adornata di tutto la fantasia necessaria per non farla sembrare futile ed impalpabile, come spesso, in realtà, la vita è.

    [14/07/25, 17:55:42] Daniele Cruciani?: Io chiamavo moglie Laura, ma solo dopo che ha deciso di non vedermi più
    [14/07/25, 17:56:28] Daniele Cruciani?: Così queste definizione un po’ leggere
    [14/07/25, 17:56:58] Daniele Cruciani?: Però si era vestita di bianco, come una sposa

    [14/07/25, 18:01:58] Daniele Cruciani?: mi ha poi nominato maestro dell’ordine dei Pappataci, ordine a cui è prescritto: Mangia e taci
    [14/07/25, 18:02:36] Daniele Cruciani?: (dal libretto di non so quale opera, sentita stamattina su rai stereo 3) ?
    [14/07/25, 18:11:21] Daniele Cruciani?: Sono partito 2 giorni dopo per Sharm El Sheik. Ho dato un passaggio a Sophie Marchò, o una sua sosia di 25 anni che cercava un passaggio da Foligno a Roma. Abbiamo parlato di lasciarsi cose alle spalle, ma ero confuso. Ho parlato in modo confuso, di tutto e di niente ai compagni di viaggio per il mar rosso. Ho passato giorni in orbita, senza trovare il tempo giusto per atterrare. Ho accettato consigli strani. Ho fatto poi viaggi oscuri. Ho preso un camper ad un prezzo alto. Ho girato un po’ cercando appigli, dietro di me, in quella strana vita che mi aveva portato alla mia casuale conquista sudata.
    [14/07/25, 18:14:09] Daniele Cruciani?: E così sono partito. In un orbita più alta, ancora più fuori dalle mie frequenze. E lontano dal mio centro di gravità. Orbitando attorno strani pianeti, che mi raccontavano di trasformazioni, tute spaziali, avatar e personaggi, che avrebbero potuto prendere il mio posto, e così mi sono perso.
    [14/07/25, 18:16:56] Daniele Cruciani?: Sono tornato a guardarmi il ventre, e dove avevo cambiato rotta. Da quando e perché mi fossi incamminato altrove, dove la mia voce era schermata e deformata, dove ha lasciato il passo al dire degli altri, ed alle loro aspettative.
    [14/07/25, 18:17:22] Daniele Cruciani?: La gente mi ha seguito, come si segue una lepre con la quale si vuol banchettare
    [14/07/25, 18:19:33] Daniele Cruciani?: era novembre, e il mio balcone era pieno di fumo, suoni leggeri, e parole dissonanti. C’era dell’astio, contro gli eventi, e contro me stesso. Ho sentito artisti suonare, e dipingere quadri di vite possibili, ed ho subito il fascino dei loro racconti.
    [14/07/25, 18:20:28] Daniele Cruciani?: è successo davvero, o è solo un abbaio? Chi studia la mente sa che non conta, chi studia le piante sa che conta ancora meno.
    [14/07/25, 18:21:04] Daniele Cruciani?: Il mondo ha continuato a girare. E nelle case si è continuato a banchettare
    [14/07/25, 18:21:55] Daniele Cruciani?: la vita di un uomo vale meno di un sospiro di un cane
    [14/07/25, 18:22:33] Daniele Cruciani?: Triste a dirlo e scriverlo, quando l’uomo sono io.
    [14/07/25, 18:27:08] Daniele Cruciani?: La mente, così confusa ed annebbiata, da chiunque può essere diretta ed indirizzata.
    Ed è così che mi sono trovato dove mai sarei voluto andare. “troppo tardi per tornare” dicono. Ma allora che cosa fare? Se ho 2 gambe, due braccia, una testa, ed un solo cuore, e niente di tutto questo ci vuole stare dove mi avete cacciato con le vostre subdole parole, ora che lingua dovrei parlare?
    Burattino per sempre? Avete risorse per tutto questo? Volete davvero accollarvi il mio peso?
    [14/07/25, 18:28:57] Daniele Cruciani?: Pazzo io? Sì che lo sono stato. Ma non siete forse più pazzi voi a guidare un burattino da 80kg, che se lo lanci di qua, poi non lo fermi fino a che non sbatte di la? O continuare con questo gioco medioevale, dai una spinta e vedi che succede?
    [14/07/25, 18:35:49] Daniele Cruciani?: ah che fatica la vita di corte, per un messere vestito da giullare, ed oggi ridotto ad improbabile scribano

    (che dici? lo metto sul blog in “mind’s trip”? C’è la sezione apposita, se navighi la vedi)

    Chiedo come chiosa, alla mia paziente corrispondente. Ed ecco a voi, del mio immago lettori, quanto ho viaggiato e dove, stasera spero per sollievo, e forse un po’ per diletto.

    E pure oggi si tromba domani.

  • Bella Vita a Castelnuovo di Garfagnana

    Riesco a decidermi solo alle 3 di notte del venerdì: quale sarà la mia prossima GF?

    Granfondo Laghi della Garfagnana

    Arrivare è un po’ particolare, pare che bisogna passare per Pisa, e poi Lucca. Vorrei usare i mezzi ma non mi convince molto l’idea che esista veramente un treno per Castelnuovo di Garfagnana. Google dice di cambiare a Pisa, e prendere per Lucca, e poi per Castenuovo. Ma a volte sono autobus, non è il massimo dell’affidabilità google maps. (Ma questa volta ci ha preso! Arrivare a Castelnuovo in treno è possibile e molto facile)

    Per tutta la mattinata sono un po’ frastornato da tutti, i vicini, i villeggianti, la barista …

    Riesco a decidermi dopo le 10. Arrivo all’autonoleggio e chiedo cosa è disponibile. Auto costosa e con bagagliaio piccolo. Faccio un altro giro. Indeciso se andare in moto e rinunciare alla pedalata tra i monti della Garfagnana. Di certo devo fare rifornimento.

    Voglio pedalare. Per quanto non sono in forma, devo frequentare gente mentre fatico sulle salite. Sono stufo di fare sport strani, come il fuma-fuma.

    Torno al noleggio auto, ed ora trovo “solo” un Opel Corsa ibrida con cambio automatico. “Ok, la prendo. Tirerò giù i sedili e ci sto lo stesso”.

    Sabato, ore 12, fa già piuttosto caldo. Carico la bici. Poi l’abbigliamento, lo stretto necessario. Parto. Pranzo a Colfiorito, in un ristorante che non conoscevo. Sala ampia ed arieggiata. Pappardelle al cinghiale. Pasta all’uovo e cinghiale in umido al pomodoro. Un quarto di rosso che bevo per metà. Tiramisù servito un baratto che io normalmente ci trovo i carciofi sott’olio, ma al ristorante va di moda così. Tiramisù fatto coi pavesini. Ok, meno male non sono carciofi.

    Fino all’ingresso in A1 non mi fermo. In autostrada voglio prendere una cocacola, anche per capire se la qualità della gente è migliorata. Le bottiglie in plastica sono tutte personalizzate con un nome. Dico “eh ma il mio non ci sta”, alla ragazza addetta al rifornimento. Dice che è strano e si mette in testa di trovarmene una col mio nome. Controlla tutte quelle in frigo. E poi quelle che dovrebbe mettere su. Tra quest’ultime trova quella con scritto “Daniele”. Dice che non c’è neanche Roberta, strana un bel po’.

    Mi accorgo di avere comprato una cocacola calda solo dopo essere uscito dall’autogrill, ma è così gasata che va bene lo stesso, non è neppure così calda, tra l’altro, sui 10 gradi direi.

    A Firenze si prosegue, e poi si prende per Pistoia, poi Lucca. Faccio strade che non ho mai fatto. Poi la strada per Castelnuovo è tutta panoramica al contrario, cioè sotto il vallone, vicino al fiume che scorre qua sotto, asfalto molto ben messo.

    L’auto. La Opel Corsa con cambio automatico ibrida è per me davvero sorprendente. Ci faccio un giro attorno quando sono all’autogrill a bermi la mia Coca-cola-Daniele. Cerchi il lega, freni a disco anche nelle posteriori, sensori di parcheggio, telecamera posteriore. Certo che litigo con il cambio automatico, convinto di pigiare la frizione, ma normalmente un’auto così piccola non ha lo spazio per usare 3 pedali, a meno che non hai piedi di donna, e scarpe piccole. Invece 2 pedali stanno benissimo a tutti. Ha 3 modalità di marcia: Sport, Normal, Eco. La possibilità di cambiare manualmente (2 leve sul volante, ci metto 400 km per capire a cosa servono). Aria condizionata. E da ferma parte in elettrico. Ogni tanto si spegne il benzina … Insomma, fa un po’ come gli pare, ma l’impressione è che consumi davvero poco.

    Non arrivo in tempo per ritirare il numero la sera. Ma arrivo ad un ristorante che serve pizza, focacce, gin tipico, hamburger tipici. Si chiama “La Rocca”.

    Bella Vita è l’ostello dove alloggio, o forse è solo un bar. Ma non ci bado. Sotto ha una ampia camera con letti a castello, quindi posso dormire.

    Al mattino mi sveglio presto, ma stanco. Decido di partire per la GF solo alle 6.15. Arrivo, parcheggio baldanzoso difronte alla porta del bar dello stadio, in un posto quasi vietato, scendo e vado a fare l’iscrizione da ospite, non sono tesserato quest’anno. Ma prendo anche il chip in affitto. Esco, vado a parcheggiare, monto la bici, metto l’abbigliamento, salgo in bici e pedalo. Sensazione strana. Le gambe ci sono e non ci sono. Aspetto la partenza pensieroso. Parto e tengo la ruota di uno che va piuttosto regolare. Non voglio strafare, almeno per i primi 60 km, la mediofondo sono 79Km. Forse non voglio strafare e basta, voglio solo farmi un giro.

    Il telefono è quasi scarico, mi fermo solo per fare questa strana foto:

    Il paese dovrebbe essere Isola Santa, ci siamo passati vicino prima di salire qui, che è un altro paese, con un altro nome. Tra questi monti un po’ tutto è santo, basta che c’è una sorgente d’acqua che ti fa campare. Il sito della Granfondo ha foto spettacolari, e davvero pensavo fossero irreali o con filtri. Anche quando ho preso questo scatto, non mi aspettavo che fosse così bello, forse per via degli occhiali da sole. Niente filtri, è proprio così.

    Una discesa è messa piuttosto male, ci hanno avvertiti, subito dopo il pezzo cronometrato da 4 km. Fortunatamente pulita sulle curve, anche se un po’ di brecciolino poco prima di un tornante non è stato il massimo. Del resto aveva piovuto da poco, quindi asfalto discretamente pulito.

    Tutto il resto è filato liscio, tranne 10 minuti di pioggia. Del resto ho fatto di tutto per spicciarmi, ma le mie condizioni fisiche non erano un granché, una media di 20km/h su 76km e 1500mt di dislivello (sì, ci hanno regalato qualche km 🙂

    Tutto il pasta party sotto le tende, mangio con qualcuno che ha fatto qualche salita con me, chiedo anche il nome, ma poi le parole volano e la memoria scivola.

    Dicono di andare sulla gradinata, ma volevo andarmene. Pensavo durasse troppo la pioggia ed avevo bisogno di una doccia.

    Così restituisco il chip, metto l’antivento, che è più asciutto, arrivo alla macchina, smonto le ruote sotto la pioggia e butto su tutto.

    Penso di aver provato diverse droghe in vita mia, tutta roba leggera a dire la verità, niente di preoccupante. Ma non c’è niente di meglio di una bella doccia lenta sotto la pioggia mentre smonti la bici per caricarla sull’auto. Ha quel qualcosa di innocuo, inusuale, e anche un po’ folle. Nessuno si metterebbe a smontare le ruote della bici tranquillamente senza urgenza. Eppure è così, farlo senza motivo, e comunque farlo, è leggero ed inaspettatamente rilassante.

    Arrivo vicino l’ostello e parcheggio lontano. Mi faccio una paseggiatina sotto la pioggia. Poi doccia. Purtroppo l’acqua calda è guasta. Doccia fredda.

    Dovrei dormire o riposare, ma non ho per niente sonno, e neppure sono troppo stanco. Mi faccio due passi in paese.

    Al bar sotto il loggiato mi prendo un Fernet perché la pasta al pesto scende con poca convinzione. Ma hanno un liquore chiamato “Nulla”, e un altro “Niente”. Così gli dico che pago Nulla, tanto il prezzo è quello.

    E siccome non ho il cavetto per caricare il cellulare, inizio peripezie per provare a rimediare. Di domenica. Chiedo. Al bar. Arrivo al supermercato. No. Chiedo al supermercato. Pieve Fosciana. Avrei dovuto trovare un negozio cinese, ma è probabilmente quello chiuso. Vado ad un ristorante Giapponese gestito da cinesi. Ok, è una cosa un po’ assurda, ma meglio battere piste inusuali. Mi dice che boh, parla italiano stentato. Poi chiedo un sake, e mi fa bere una brocchetta dalla quale verso con 5 o 6 bicchierini. Allora poi parliamo un po’, di pasta al pesto, di pizza, di tortellini al ragù, di quando va a Prato a mangiare. Insomma un po’ di tutto, ma del mio cavetto per il caricatore niente. Il biscotto della fortuna dice:

    “sei veramente bravo come credi.”

    Non a trovare il cavetto USB-C per il cellulare, direi. Tutti i negozi che ha consigliato il cinese (che non beve sake, né mangia pesto alla genovese), sono chiusi, e tra l’altro sono gli stessi che avevo controllato prima.

  • (non)Lavoro: mattinata produttiva

    Per tutto un complesso di cose (TM) il rapporto con il vecchio committente si è incrinato.

    Diciamo che quando tu parli e dall’altra parte trovi qualcuno che assente senza capire niente (magari ripetendo le tue parole o aggiungendo dei dettagli completamente fuori rotta), oppure dissente e adduce motivazioni senza fondamento, riesce difficile credere che quello che stai facendo sia reale …

    …Tutto un complesso di cose.

    Ma stamattina mi metto in testa di installare odoo nel kubernetes che ho messo dentro a delle VM in un server Proxmox … è tutto un inscatolamento di cose dentro cose …

    Parto con helm chart. Ma odoo si lamenta di cose, non parte.

    Mi viene in mente che non ho una CNI installata.

    Mi documento e trovo che calico sia la migliore opzione.

    Per tutta la mattina sbatto il muso con la configurazione.

    Alla fine riesco a fare andare calico (la CIDR scelta di default da tigera non era disponibile: kubectl edit a mano).

    Poi passo a odoo. Ecco, mancavano i PersistentVolume.

    Ne faccio 2 a caso.

    Poi mi dico, dopo 8 ore di lavoro, “ma questo è quello che mi piace fare”.

    E perché dunque non lo faccio? Semplice: committente sbagliato.

    Ora sono sul mio server: https://www.youtube.com/playlist?list=PLkTQw47r-fPKVTRqBgsD91zdVuPq2EJAu

  • Moto: settimo giorno

    Non so più se ha molto senso annotare cose. Questo giorno è passato un po’ così. Ma il pomeriggio salgo in moto e faccio un giro a Potenza Picena passando da Montecanepino, e ridiscendendo dalla provinciale. L’asfalto non è perfetto, e mi accorgo di scegliere traiettorie a caso, cioè invado l’altra corsia, giusto per non farmi una curva su cose tremolanti. Ma vabbé.

    Piuttosto sono uscito dopo cena. La moto è comodissima, ma trascinarsi dietro il casco mentre faccio una passeggiata un po’ meno. Un bauletto non è più rimandabile. Magari bello capiente.

  • Sesto giorno in moto

    Al mattino lavoro fino alle 8.

    Poi breve giro in bici. Non ho intensione di far passare oggi come quella cosa grigia che è stata ieri.

    Dopo il meeting in azienda, vado a Porto Sant’Elpidio con l’idea di cambiare contratto telefonico.

    Città, traffico. Tutto fa. Sempre per prenderci confidenza.

    Forse sono 20 km in tutto. Inizia ad essere mia.

    Mischiare bici e moto. Bella cosa.

    Guidare la sera

    La sera ho lezione a Civitanova. Mi faccio il traffico in modo easy, sorpasso, evito le code.

    Arrivo comunque in ritardo.

    E’ quasi notte, decido di fermarmi a cena. Ho su i jeans e non dovrebbe essere un problema.

    Mi fermo in pizzeria, mangio. Poi riprendo la moto e vado.

    Guidare di notte non è molto diverso, ora che sono abbastanza tranquillo.

  • quinto giorno in moto

    Giornata piuttosto grigia, devo assolutamente uscire a costo di perdermi mezza lezione del corso su cloud computing e AWS services.

    Mi decido alle 19.10, e salgo in moto dieci minuti più tardi. Faccio pochi km, tranquillo.

    Arrivo a Potenza Picena e poi torno. Vado decisamente tranquillo, non piano, tranquillo.

    Anche come maneggio la moto da fermo è molto meno ansiogeno.

    Salita ok, discesa altrettanto. Traiettorie giuste, niente cose strane. Questa volta la piego un po’ meglio, sono ai giri giusti, non sempre, ma comunque abbastanza spesso.

    Arrivo al supermercato, parcheggio senza troppe paranoie. Scendo, entro nel market. Esco.

    è troppo tardi, non voglio aver fretta.

    Prossimo supermercato. Salgo tranquillo, arrivo in strada, mi metto in strada e vado.

    Parto in piega e la tengo bene. Non è vero che va dritta, basta appoggiarci.

    Scendo e la poggio sul cavalletto.

    Niente di particolare, ma forse sto togliendo qualche difetto, e mi sto riappacificando con la manopola del gas.

    10 km? forse 12. Va bene.

  • Quarto giorno in moto. Viaggio lungo.

    La moto è anche un’utilità, è un mezzo per spostarsi. Altrimenti giustifico poco la spesa.

    Devo passare in banca, alla filiare di Chiaravalle.

    Sono circa 50 km, e la cosa potrebbe essere impegnativa, ma la strada è facile.

    Faccio l’adriatica fino ad Ancona, poi giro per Polverigi, e poi ridiscendo verso Chiaravalle.

    Tutta semi collinare, qualche curva, e un paio di lunghi rettilinei.

    Sul dritto vado bene, tiro su la moto a 100-120, non di più.

    L’abbigliamento è quello che è, non sono un motociclista ancora, e mi accontento di mettere qualcosa che ripari il vento. Ma le mani sono scoperte, i moscerini sbattono, l’aria sulle braccia si sente picchiare (insieme a qualche moscerino).

    Va bene così. Arrivato ad Ancona sbaglio rotonda, e quindi faccio un giro completo per ritornare sulla strada principale.

    Percorso su rotonda molto lento. Ci deve essere una qualche qualità nell’andare lento nelle rotonde, in realtà è una questione di portanza e sensibilità. Ci sto facendo l’amore, ma ancora mi muovo malissimo. Pessimo amante direi.

    La seconda rotonda è quella giusta. Così piego ed esco dalla rotonda.

    Poche centinaia di metri e sono al bivio per prendere il primo rettilineo.

    Non ricordo bene la strada e sono guardingo.

    Rittilineo apro un po’, tranquillo.

    Arrivato al bivio per Offagna, cioè alle curve sotto Polverigi, le affronto come un pensionato, molto lento. Anche uno scooter mi sorpassa. Va bene così.

    Quello che inizialmente credevo mi avrebbe creato problemi, le discese, non sono per niente un problema.

    Arrivo a Chiaravalle ed in Città mi muovo malino. Arrivo in qualche maniera in Banca, ed è tardi.

    Fa un caldo assurdo. Fermo la moto e lascio girare un po’ il motore, per farlo freddare.

    Mi fermo a pranzare lì e aspetto l’apertura del pomeriggio.

    Fatto il dovuto, riparto.

    Questa volta sbaglio strada, ritorno a Chiaravalle, e poi ritrovo quella giusta.

    Niente male.

    Il ritorno ha l’altra salita per Polverigi, c’è una leggera curva uscendo dalla rotonda.

    Mi ritrovo nell’altra corsia, mentre sta arrivando un camion. Sto rallentando di istinto, ma non è il caso. Accelero e tengo la piega, ritorno nella mia corsia e vado tranquillo.

    Avere parecchi cavalli vuol dire accelerare e vedere la moto drizzarsi, cioè andare dritta.

    Per questo la mia ansia nel dosare l’acceleratore e nell’impostare le traiettorie.

    Ansia vuol dire sbagliare: traiettoria sbagliata quasi sempre, quasi ad ogni occasione.

    Ansia vuol dire sbagliare: apro troppo poco e fatico a tenere la moto su, invece che giù, cioè dritto, invece che girare.

    Sto praticamente guidando al contrario.

    Ma questa volta ho fatto il gesto giusto, ho “aggiustato” una traiettoria sbagliata.

    Ora dovrei essere più previdente: le curve vanno anticipate, e così le traiettorie.

    Questo dovrebbe darmi più fiducia, e anche “più modo” per affrontare la strada.

    La moto verrà da se.

    Il consiglio dell’amico “poggia su pedane e manubrio” è sicuramente utile, ma anche poggiare il ginocchio opposto al serbatoio funziona, e forse me lo trovo più adatto a me. O forse è solo una cosa da aggiungere.

    Tra accelerazione e decelerazione la moto sposta il peso da dietro ad avanti. In genere dovrebbe essere un problema per la tenuta in curva, ma in realtà la moto è molto stabile, e vado talmente lento che è come se stessi sempre dritto.

    Vizi e difetti

    In questi primi giorni guido male, e penso di prendere qualche vizio che dovrò perdere.

    Mi viene da pensare alle lezioni di chitarra classica, quando ti fanno passare mesi sullo stesso pezzo perché “altrimenti prendi vizi”. E forse non è il caso di essere così fissati sulla perfezione, alla fine se suoni suoni, poi i vizi li togli man mano che trovi difficoltà. O no?

    Boh, spero di non morire per via di qualche vizio di guida.

  • Terzo giorno in moto

    è la festa della repubblica, ed ho poco da fare.

    L’unica cosa che mi viene in mente è partire per andare a prendere un caffè.

    Forse fare molti km è poco senzato, voglio fare qualche curva. Mi dico.

    Questa volta voglio proprio fermarmi al bar a Potenza Picena, poi tornare.

    Per via della festa il bar è chiuso. Provo su dal bel vedere di Potenza Picena, c’è una gelateria.

    Chiusa anche quella. Proseguo fino alla piazza.

    Ci sono lavori, rifanno la pavimentazione. Parcheggio alla meglio. Il bar in piazza è aperto.

    E sì, stanno lavorando, il 2 giugno. Pochi operaii, ma lavorano.

    Prendo il caffé e commento vagamente sul tempismo, vicino la stagione estiva. La barista dice “speriamo che finiscano”. Ci sta.

    Scendo dalla via col pavé, e sono poco sicuro, ma va bene.

    Discesa da Potenza Picena al porto. Abbastanza bene. Me ne sto calmo dietro un’auto, e faccio curve tranquille.

    Non è il caso di tornarsene a casa. Proseguo per Numana e poi il Conero.

    Purtroppo è festa, ed il traffico è un problema. Ma forse è anche un’opportunità: devo saperla gestire, saper frenare, saper reagire a cosa fanno gli altri.

    Certo è pesante. è ancora pesante per me, lavorare con frizione …

    Il Conero è ok. Non bene, lascio che un motociclista mi sorpassi, e ancora me ne sto calmo.

    (dovrei trovare titoli migliori)

  • Il secondo giro in moto

    Il primo giugno è un giorno assolato, e faccio una nuotata al mattino, sempre i soliti impegni al PC.

    Finisco alle 12, mangio qualcosa per vivere. In programma era un’ora di bici, ma sono sfinito, e faccio pranzo.

    Dopo il pranzo cosa manca? Il caffé. Vado a Morrovale a prendere un caffé.

    Mentre vado alla moto cambio idea e penso che mi fermerò a Potenza Picena.

    Sensazioni, non delle migliori, ancora. Devo imparare.

    La salita da Porto Potenza a Potenza Picena ha diverse gigane, ed è piuttosto utile saper buttare la moto, saper poggiare il piede e la mano giusta.

    Sembra che quello che ho imparato la sera prima non è rimasto.

    Automatismi, questi ci vogliono.

    Arrivato a Potenza Picena decido si superarla e andare verso Morrovalle.

    Tra Montelupone e Montecosaro la strada è piuttosto impegnativa: curve in discesa, anche in contropendenza. Me la cavicchio.

    La salita verso l’incrocio che va a Montecosaro ma la spasso, apro e salgo, tranquillamente, ma veloce, sulla 70ina.

    Dal caffé di Morrovalle, decido di proseguire per Macerata. Tutto fa.

    Alla fine torno che ho fatto 70 km, più o meno di saliscendi e curve.

    Insomma. Impegnativo e un po’ deludente (deluso da me).

    Ma non demordo. La discesa da Potenza Picena a Porto Potenza è stata un po’ meglio, e ho anche scoperto che posso piegare di più. In realtà il limite è molto più in là (ma di parecchio eh).

    Sì, direi che dovrei “lasciarla andare”, ma ancora non gli do fiducia (o forse non ne do a me)

  • Consegna e primo giorno

    La consegna della moto è andata in modo un po’ storto.

    Sabato mattina lo passo davanti al PC per preparare un video sono un po’ incasinato.

    Alle 12 mi decido a chiamare l’officina per avere la moto, e mi fa:

    “la vuoi o no questa moto? E vieni a prendertela!”

    Arrivo in bici e sto li ad aspettare un po’, firmo gli ultimo documenti per concludere l’acquisto,

    e vado subito a fare un primo giro.

    Inizio da subito a litigare con la manopola dell’acceleratore, fortuna ho tutta strada dritta,

    non ho la minima idea di come mi comporterò in curva, ne faccio una veloce ed è molto stabile.

    In realtà mi da una buonissima sensazione, è come stare in auto o poco più, non devo fare molto,

    di certo la bici è più impegnativa.

    Ma l’acceleratore, quello è sì un po’ fastidioso.

    Suzuki SGR 600, con quasi 100 CV, di per se mi spaventa un po’.

    In realtà sto tenendo il motore sotto il 4mila giri, ma la cosa peggiore è affrontare le rotonde.

    Niente, a 30 all’ora non so esattamente se buttarla giù o no, se apro il gas scatta, se chiudo

    inchioda quasi. Il problema è il gioco che fa, dall’essere aperta, all’essere chiusa, c’è troppa

    escursione, sia di manopola, sia di tempo di reazione al cambiamento di gas.

    Decido di tornare e di impegnarmi a fare almeno un giro al giorno per prenderci mano, andando piano,

    forse.

    Un po’ sfastidito devo ammettere che é un bel po’ che non vado in moto. Col 125 facevo le rotonde

    alla perfezione, veramente sui 50 all’ora piegavo tranquillamente, e anche pesantemente.

    Ma sono passati anni. Ed è cambiata la moto.

    Questa non la trovo pesante, la trovo semplicemente stabile.

    Ma allora perché questo problema con la manopola del gas?

    Scrivo al venditore, mi dice “eh, dai ti devi abituare, fatti dei bei giri”

    Scrivo ad un mio amico, ex-motociclista, mi dice “devi lasciarla scorrere”.

    Al che dico “mica ho capito niente. Vado a fare un altro giro”

    Ecco che faccio un bel percorso collinare, ma non riesco a tenerla bene in curva.

    Finita la salita, riscrivo al solito amico dicendo che credo di aver capito che devo

    dargli più attenzioni, che ho molti anni di bici alle spalle, e che con la bici basta

    buttarsi e lei ti segue, in qualche modo. Ma con la moto sono una mezza pippa.

    La risposta mi arriva quando ho già iniziato la discesa, lo vedo nel Garmin da polso,

    mi fermo per leggerlo.

    Scrive una cosa strana, e poi “col tempo ti verrà naturale fare forza su pedale e

    sul manubrio”.

    Sulle prime provo a rispondere qualcosa tipo “lo so …”, ma mi fermo. Dico ok.

    Riparto e questa volta Bam! è vero! appoggio sul pedale e la moto mi segue!

    Discesa ok. Non veloce. Ma ok. Proseguo il giro da un’altra parte.

    Ci prendo confidenza, almeno un po’.

    Mi fermo al Mac a mangiare un panino perché sono un po’ consumato, non pensavo

    fosse così impegnativo.

    Torno soddisfatto. Anzi, poco prima di arrivare ho un camion davanti e

    non so se suparare, sono di terza, e sono un po’ stufo, starà andando a 50,

    ma è ingombrante e fa fumo. Apro il gas e BAM! Arrivo 100 in pochi secondi.

    La moto va dritta, ma la strada è dritta, quindi va bene.

    Certo, una bella sensazione. Ecco: a questo servono i cavalli.

    La uso poi per andare a fare spesa, percorso non difficile 🙂

    Il casco modulare

    Questo acquisto l’ho fatto a caso, ho speso poco più dell’integrale.

    Il casco ha la visiera parasole, e questa è una cosa piuttosto comune.

    Il modulare è una figata. Basta sollevare una levetta e la parte

    avanti sale su. Basta tirar giù in modo deciso e si chiude.

    Anche e soprattutto mentre sono in moto: è facilissimo e pratico.

    Suzuki SGR600

    Non so se ho fatto un buon acquisto, una buona scelta, come cilindrata, naked, e via dicendo. Ma ora sto imparando una cosa nuova, anche se andavo in moto da giovane, devo re-imparare in qualche maniera.

    E mi sta bene così.