Affrontare la realtà o dissumularla, offuscarla, ignorarla.
Ingigantendo l’ego. Devo essere tutto, devo essere migliore, più intelligente, più stolto, più simpatico, più antipatico … insostenibile il mio peso.
Buttare tutto ciò che mi appesantisce. Niente auto, niente moto, niente libri, niente passato, niente rapporti sociali, niente impegni, niente donne, niente amici, niente passioni, niente lavoro, niente caratteristiche, niente gusti, niente modo tipico di vestire.
Tutto ciò che può appesantirmi va tolto.
Ma sono tutto. Sono un chitarrista discreto, una persona sensibile, un affabile amicone simpatico, un dotto scienziato, uno scemo ignorante. Tutto. Ma solo nella mia mente.
Ho la voce cacofonica, sono stonato, suono sporchissimo e non conosco un pezzo a memoria per intero, ho difetti di pronuncia, di dizione, ho cadenze di 3 o 4 dialetti, che mischiate assieme in situazioni di stress fanno si che non si capisce niente di cosa stia dicendo, la mia ignoranza è abissale più o meno in tutti i campi ho lacune gravissime, non c’è una sola cosa che io sappia fare veramente bene, e niente che segua con passione. Ma questa è la realtà e poco importa. Nella mia mente costruisco validi intrecci, piuttosto infantili ed incoerenti, considerato che hanno punti di incontro ed improbabile per un solo personaggio essere tutto. È fondamentale non scrivere mai le storie dei personaggi, si smaschererebbe l’incoerenza e sarei nudo.
Nudi, essere nudi senza timori è fondamentale. L’importante è che lo strato adiposo protettivo delle stronzate nella mia mente sia ben fornito tanto da non farmi percepire la temperatura esterna, tanto da non farmi sentire il dolore delle botte che prendo e puntualmente ignoro.
Male. Continuo a farmi del male ma non mi importa. Non esisto fuori ma solo dentro di me: quella cosa buffa non può essere me!
Sciocchi sono gli specchi, che senso ha riflettere se non si è capaci di pensare?
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