Pattern comportamentali

Nasce quest´idea da un post di un amico su facebook, dice che il comportamento delle persone è un deja vu mitigato dall’esperienza.

Dopo qualche commento dico che il comportamento è dato da degli schemi, una sequenza di azioni, espressioni e stati d’animo facilmente riconoscibili che ci permette di comunicare in modo semplice e capirci, e che questi schemi sono dati dalla educazione che ci viene data, anche per emulazione. Le sequenze sono come le cadenze in musica, vanno seguite per la maggior parte, ma forse sono più simili alle modulazioni jazz e quindi in qualche maniera più fantasiose, imprevedibili, creative e sicuramente infinite. Vuol dire che è un immensa sinfonia di scelte non determinate, quindi il riconoscere degli schemi non vuol dire sapere come si comporterà qualcuno, ma solo alcune sequenze.

Deja vu. Sì, appunto, facile anche riconoscerli in noi stessi, così sappiamo qual è la risposta, sono schemi, li abbiamo imparati forse emulandoli, quindi li stiamo mettendo in atto, probabilmente anche insiema ad altri, che hanno la stessa nostra cultura e sanno di interpretare esattamente quella parte, così ci troviamo a pensare di aver vissuto di già il tutto, ma lo stiamo appena interpretando dopo aver visto una rappresentazione con una scena simile o analoga. Il cervello ci fa da gobbo.

Questa non è una spiegazione riconosciuta, ma non mi importa, quello che ho poi detto è che se la sequenza non è riconosciuta/riconoscibile, allora si stona, e non si viene compresi. Questo mi ha fatto riflettere sulla sensazione di disagio che si prova nel non essere compresi e su quanto il disagio sia attualmente molto diffuso proprio quando c’è un bombardamento di informazioni tale da non capire esattamente qual è lo schema giusto, qual è l’accordo, la modulazione, per così dire, con la quale ci si deve comportare e non si è neanche troppo sicuri di essere riusciti a farsi capire.

E infondo ciò che riesce sempre difficile di ammetere è “forse ho steccato”, “forse non sono riuscito a rendere quello che volevo dire”, nel senso di dirlo palesemente in questa maniera, in caso di disagio, certo, non è che tutte le volte che si è insicuri dell’essersi fatti capire si sta lì a precisarlo, solo se questo da fastidio a se stessi, dirlo. E acquisire la consapevolezza che questa sensazione può essere normale.

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