Mi è capitato in passato, mi capita ora, mi capiterà sicuramente in futuro che alla mia risposta a “cosa fai nella vita?”, cioè “sono un programmatore”, la replica sia “ah, interessante, io non ci capisco niente, ma ora va molto … e ci sono molte richieste di lavoro”.
Un po’ come dire, “brutta roba, ma ci si guadagna bene”, un po’ come dire “se ti piace pulire i cessi fai pure, ma effettivamente anche se puzzano quando hai finito ti puoi spendere i soldi come vuoi”, oppure “è complicatissimo e incomprensibile quindi sei pazzo se ti piace una cosa del genere, però visto che ti pagano un po’ ti capisco”.
È una cosa che mi ha sempre messo a disagio, tanto da volerne scappare, di non volerne sapere di stare davanti al computer per scrivere codice per il semplice e banalissimo motivo che programmare mi piace. Mi piace.
E non sono i soldi, onestamente vivendo a casa fino ai 19 anni il problema dei soldi si poneva solo quando dovevo comprare il fumo o ubriacarmi il sabato, e comunque i soldi li chiedevo e nessuno mi ha mai richiesto di amministrarli. Forse questa è una lacuna che ho dovuto affrontare, ma non accuso nessuno, veramente di soldi per le mani ne ho avuti sempre pochi, quelli che bastavano, non c’erano schede sim da ricaricare, tanto per capirsi spendevo 30mila lire a settimana fino a 19 anni, cioè 120mila al mese, che sono 1.440.000 lire l’anno (vale a dire 730 euro o se si vuole aggiungere un inflazione del 100% 1440 euro). Un figlio costava poco 30 anni fa, per questo ora è fa paura farne.
Eppure, soldi a parte, stavo davanti al computer. Non era per la scuola, non avevo buoni voti, non mi fregava niente di andare bene a scuola, mi metteva a disagio in un periodo, quello degli anni ’80, dove erano alla moda telefilm come “i ragazzi della 3c” o l’americano “porkies” un branco di studenti ignoranti che inneggiavano all’ignoranza contrapposta alla compostezza degli studenti di successo, che venivano semplicemente appellati come “secchioni”, o meglio “sfigati”, perché poco interessanti, visto che non aggiungevano nulla alle regole che stavano imparando. (il risultato spesso è che avendo aggiunto molto prima, quelli fighi a 15 anni, non aggiungeranno altro per il resto della loro vita, ma cosa importa, per un adolescente la vita finisce a 24 anni).
Riuscivo eccelsamente ad avere voti mediocri in tutte le materie, tranne informatica. E impiegavo il doppio del tempo per scrivere un programma, ne scrivevo 3 o 4 versioni, ragionavo sul perché mi fissavo su alcuni aspetti, perché avevo dei blocchi e delle indecisioni, lavoravo su di esse, cercavo di cambiare modo di ragionare, di vedere il problema da più prospettive, di approcciarlo in modo diverso.
Ma questo è sempre stato un segreto. Non potevo confidare a qualcuno che questo mi piacesse veramente, non era “figo”.
Poi arriva il tempo in cui si devono guadagnare i soldi, o comunque un tempo dove i soldi sono importanti, cioè il periodo universitario, dove devi averne abbastanza per pagare l’affitto e le fotocopie, e dove improvvisamente diventa figo essere bravi.
Ma non diventa mai figo “mi piace”. E probabilmente non lo diventerà mai.
Mi piace vuol dire che lo farei anche gratis, non che farei gratis per te il lavoro che ti serve, che farei gratis stare davanti a pc a fare i cazzi miei, cioè se ti serve qualcosa paghi, perché a me pensare ai fatti miei mi piace di sicuro molto di più.
Voglio solo dire quando programmo faccio quello che mi piace.
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