Una cosa che impari tornando a casa

Quello che ho capito finora potrebbe anche non essere giusto.

Ad una certa età uno se ne dovrebbe andare. Non subito, ovviamente, direi verso i 18 anni, puoi anche aspettare, ma non troppo.

Ma andarsene vuol dire portarsi dietro gli insegnamenti, non le dipendenze. Così per quello che mi riguarda, per tagliare i ponti sono dovuto tornarmene e vedere cosa non andava.

Nulla. Il fatto è che non tutto ciò che ti insegnano è necesariamente giusto.

Capita che parlo di come mi va, e lo faccio con mia madre, e dico che io devo essere pagato meglio, e che i soldi li devo spendere per la bici, per farmi i massaggi, etc.

E così, alle parole “farmi i massaggi”, la cara mamma è sbottata, dicendo che certo io devo fare la bella vita, etc.

Al che mi sono incazzato. E sì è. Cioè dovrei fare la brutta vita? dovrei soffrire e guadagnare poco? E per quale motivo?

È negli insegnamenti, quelli sbagliati. Soffri così avrai la felicità. Non ha mai funzionato, ma sembra che abbiano convinto tutti.

Fa parte della morale cattolica. Ovviamente la morale cattolica non è limitata a quello, ma quello c’è.

“Sto soffrendo, quindi merito rispetto”.

Ora, cosa direste voi di una persona sana che passa la vita sulla sedia, spingendola solo con le braccia (ma avrebbe le gambe), e che si lamenta, senza troppo disturbare è, della mancanza degli scivoli per le sedie a rotelle?

Esatto: Che è uno stronzo.

Ecco, se puoi guadagnare 100mila euro e ne guadagni 30mila, perché dici che ti basta e non vuoi offendere chi è povero, allora sei uno stronzo.

E non meriti più rispetto. Meriti che qualcuno ti faccia notare quanto sei stronzo.

Sempre con rispetto.

No, ma voglio essere chiaro, non è questione di quanti soldi puoi guadagnare, ma quanto dalla vita puoi godere e non lo fai, quante cose belle puoi fare al posto di quelle brutte che continui a fare.

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