Un anno.
Cosa dire di questanno? 12 Mesi, meglio. Il primo passato nell’attesa della partenza per Francoforte. Il mio primo viaggio per Francoforte, e così mi muovo.
Avevo proposte per la Germania, per l’Inghilterra, ho fatto colloqui durante il 2014 con l’idea di dovermi muovere. Alla fine, a Novembre 2014 ho deciso di partire. Ma non ho potuto per via di un incidente in bici. Così ho dovuto rimandare di qualche mese.
Il 2015 è l’anno della mia prima maratona, quella di Roma. Così, per via dell’infortunio e della caduta dalla bici (incidente stradale) ero fermo da 1 o 2 mesi, e preparare una maratona in 3 mesi non è stato facile.
Il clima, quello di Francoforte, a Febbraio/Marzo è piuttosto rigido, vivo in albergo e la cosa è piacevole, credo. Il problema è mangiare. Con gli allenamenti lunghi ho bisogno di carboidrati, qualcosa di raro in questa terra, piuttosto vendono carne. Würstel, Rindwürst per la precisione, cioè di carne di vitello e piuttosto speziati. Piacevoli e non grassi.
Ecco, l’ufficio apre alle 10 di mattino, così ho tempo per il te del mattino per andare al bagno, l’ora e mezzo di allenamento, la doccia, la colazione più corposa, e poi al lavoro.
Si lavora bene, non ho altro a cui pensare e devo scrivere codice.
Durante le mie prime 2 settimane è andato tutto liscio, lavoro consegnato ed altro lavoro iniziato. Il tedesco è una lingua impossibile, parlano con un tono troppo piatto e non si capisce se è una affermazione o una domanda. L’inglese, il loro inglese, è preciso, non capisco sbagli di pronuncia, non li accettano. Sono abituato ad ascoltare gli indiani che parlano qualcosa di molto lontano dall’inglese. Poi ci sono i sudamericani o comunque di lingua spagnola/portoghese, che della pronuncia anglossassene se ne fregano e parlano alla “basta che si capisce”.
I tedeschi no, o preciso o nulla.
Anche nel loro tedesco lo sono. Una lingua complicatissima, o quanto meno lo è per me. Il supermercato è difficoltoso. La sensazione è quella di sentirsi escluso.
Correre mi fa bene. Impiegherò dei mesi prima di dare un nome a quella sensazione: sono un immigrato, uno straniero, è così che ci si sente quando non si è del posto.
La piscina di Francoforte apre alle 6.30 di mattino. Una cosa inconcepibile … ma bellissima!
22 Marzo 2015, Roma. La maratona, la mia prima, è un’esperienza indimenticabile, a livello emotivo qualcosa che segna e porterò con me per sempre. Quello che è successo attorno al km 33 è piuttosto una consapevolezza, quella cioè di esistere, non ero certo l’unico e la folla non era lì per me solo, ma ero tra i tanti, tra i tanti che l’hanno sentito, e ai quali era diretto il calore, non so come altro chiamarlo. La bellezza di Roma ha fatto la sua parte.
Reiniziano poi problemi fisici ai piedi, ma riesco comunque a fare 2 sprint, 2 olimpici, 3 medi, 2 granfondo, 2 mezze maratone, 4 o 5 10km, e in ultimo, a Novembre, la mia seconda maratona, a Firenze.
È dopo Roma che conosco una ragazza in una chat, proviamo a portare avanti la cosa per una settimana ma non va, un emozione fortissima che non posso condividere, o forse proprio non mi va.
Non posso dire di avere le idee chiare. Ma vado avanti.
Aprile è periodo di Pasqua, e io, figo, me ne vado a Francoforte con un prezzo di 400 euro per 2 settimane di soggiorno in albergo. Non male. Ma passo 2 giorni in ufficio da solo, per via della festa.
Un Maggio freddissimo a Francoforte. Sono ospite di un collega, non più in albergo, ho preso una bici, ordinata da Berlino e fatta consegnare all’ufficio di Francoforte. Costo 300 euro. È da strada e l’intensione è quella di potermi allenare. Ma mi accorgo che per le strade di Francoforte è praticamente impossibile pedalare: semafori, rotaie dei tram, traffico.
Non so per quale ragione, ma è proprio a Maggio, e a Francorte, che inspiegabilmente mi gonfio tipo rospo, senza una ragione, o almeno senza ancora averne trovata una.
Ho pensato fosse una specie di intolleranza alimentare. E forse intolleranza all’orzo. Di fatto mi sono scontrato con un sistema sanitario che, senza una tessera di riconoscimento (la tessera sanitaria che in Italia non serve a nulla), ti lascia in mezzo ad una strada. Mi ha fatto pensare che tutto il Mondo è paese, ma forse che in Italia ci sarebbe stata più compassione, o almeno più umanità .
Torno in Italia, faccio il medio di Rimini, in pessime condizioni fisiche (nessun allenamento per 2 settimane, cura al cortisone, e cuore poco affidabile). Nonostante tutto, crampi inclusi, lo finisco, il 6h34′. Ma vengo squalificato, dicono che non mi sia fermato dopo la notifica di un’infrazione. Non indago neanche per sapere quale fosse l’infrazione.
Non torno in Germania fino a fine giugno. E faccio lo sprint di Porto Sant’Elpidio di giugno.
La pesantezza è ancora presente e mi zavorra, non come a Febbraio durante gli allenamenti per la maratona, ma c’è.
Il mio giugno a Francoforte riserva la scoperta della piscina di 50mt, zona sud, vicino l’aeroporto. La piscina l’avevo adocchiata prima di partire, già a Gennaio, da google maps. Ma è all’aperto. Divento un po’ più pratico della città , ora me la faccio da Est a Sud, a Nord-Est.
Il Luglio è il mese della Granfondo dei Sibillini. Hanno cambiato percorso e non gradisco affatto. (Ancora pesantezza). Poi c’è uno sprint sul lago di Piediluco. Strano posto, il lago è il bacino della cascata delle Marmore, ha tutta l’aria di essere un posto di villeggiatura, con palestre, fitness club, club di cannottaggio, etc. tutt’intorno al lago. E gente molto fighetta e VIP.
Una gara veramente tosta, la parte cliclistica, molto dislivello, e io sulle salite sono una frana. Nonostante la mia nuova bici. È sicuramente dovuto alla pesantezza.
Poi Aronaman, questa volta faccio il viaggio insieme a Trucchia, pessima prestazione in acqua, faccio una buona frazione ciclistica, ma dimentico di mangiare abbastanza, finisco la mezza in 1h50′. Non male come tempo finale, ma mi scoccia di non avere corso la mezza al massimo, e di essere andato in deficit di zuccheri.
Parto per la Germania, è fine luglio. Compro nuove scarpe. Tempo di arrivare a casa e mi chiama un amico di mio fratello per chiedermi delle sue condizioni. Non sapevo niente. Paolo ha perso i sensi per via dell’esplosione di un aneurisma al cervello ed è stato ricoverato ed operato d’urgenza.
Prognosi riservata, ossia boh. Capisco che spesso si da per scontata la presenza di qualcuno, finché non ci si trova con l’idea tangibile della possibile assenza.
Nella vita puoi perdere qualsiasi cosa e ti arrabbi come un cane, sbraiti e urli pur di riaverlo, poi ti calmi e cerchi di trovare una soluzione. Ma quando ti si pensi che potresti perdere qualcuno, che qualcuno possa sparire, o anche non essere più quello di una volta, di fronte a questo sei impotente.
In quel momento ho pensato che avrei potuto pregare, se avessi creduto in qualcosa/qualcuno, quindi mi sono sforzato, ho proceduto come nelle dimostrazioni per assurdo, se qualcosa di sovranaturale esistesse, ora, cosa chiederei? come pregherei?
Ho pensato che se esistesse un essere superiore, se lo credessi, e se credessi che esso sia veramente superiore, esso debba necessariamente sapere ed avere una consapevolezza maggiore della mia. Anche di ciò che sia meglio per me e i miei cari, di cosa si giusto, di quale sia la soluzione più equa, corretta, migliore, etc.
“Il meglio. Spero il meglio”.
Ma io non credo che esista tutto ciò. Quindi ho semplicemente sperato per il meglio,
ho capito che non c’era nulla che io potessi fare, neanche se fossi stato vicino.
Torno dopo 2 settimane e mio fratello ha aperto gli occhi da qualche giorno, i medici hanno fatto un ottimo intervento, l’aver perso i sensi immediatamente ha evitato forse dei danni maggiori, l’intervento dell’ambulanza è stato velocissimo. Fortunatamente non ha avuto conseguenze gravi. Credo di aver sperato la cosa giusta.
E mi sono iscritto a Elbaman73. Infondo Arona non è andata male, e dovevo rifarmi. Poi
le salite dell’Elba non sono così impossibili. Ho un ricordo nefasto solo perché nel
2013 ha diluviato. Devo rifarlo.
Faccio le prime 2 settimane di Settembre a Francoforte. Mi perdo la festa dei 40enni,
ma così posso farmi Elbaman. Salite. La strada per Schmitten ripetuta a iosa, al massimo della potenza, 6km x2, pausa, poi 4×3 . Un accidenti di allenamento combinato 3x(33bici+7corsa) che finisco in 6 ore e mezzo, gironzolando per l’Assia, tra pioggia e strane feste e saghe locali in mezzo a boschi e pascoli di cavalli e mucche.
L’Elba? no problem. Esco dall’acqua in 38′, tempo pessimo per un nuotatore, ma ottimo
per me. Salgo in bici e non mi frega niente, forse non lo ricordo bene il tragitto, ma
tiro a 35/40 all’ora fino alla prima salita, poi salgo di buona lena. Su e giù, vado
un po’ meglio sulle curve, ho più fiducia, questo sì. Finisco il primo giro, e non vedo
perché rallentare. Mangio, per tutta la frazione ciclistica. Il giusto, al limite, ma
sufficiente. Ripongo la bici e prima di correre vado al bagno. 20″ per pisciare, meglio
così, parto tranquillo, ho 2 gel con me, ne userò uno, metà dopo 7 km, l’altra metà dopo
14. Bevo, perché ci sono beveraggi ben distribuiti. Tengo una media di 5′ a km.
Finisco in 6h0’56”, mi scoccia di non avere potuto stare sotto le 6h, li avrei dovuti
prendere nella frazione ciclistica, e anche nel cambio di muta e bici/scarpe. Ma è andata molto bene. Sono 99esimo nella classifica. E sono anche piuttosto fresco,
non è stato un massacro.
Così arriva l’ottobre e torno in Germania. 4 gradi al mattino e clima umido. Cado dalla bici passando sopra delle rotaie bagnate che attraversano in obliquo la strada. La mia spiegazione è che, essendo la strada leggermente in salita, pedalando applico una forza sul punto di contatto della ruota sulle rotaie, che hanno minor attrito la ruota con più facilità  scorre lungo le rotaie, seguendo l’andatura obliqua, e non quella della strada.
Per questo motivo la ruota posteriore e scappata verso la salita e io sono andato a
terra. Una signora ferma al semaforo (verde) mi ha guardato meravigliata. Io ho perso un po’ di tempo a rimettere la catena ed ha cercare di rendermi conto di cosa accidenti fosse accaduto. Almeno un paio di minuti. Non per questo, ma arrivo in ritardo in ufficio.
Ho dolore al polso e bicipite sinistro e non posso poggiarmi sul manubrio della bici. Provo a nuotare, ma non va, mi fa male. Dopo 5 giorni realizzo che posso correre. Corro.
Mi sono iscritto all’olimpico di Sabaudia, perché voglio il rank per l’anno prossimo. E così vado a farlo. 5 ore di andata in auto, 4 ore tra pacco gara, gara (2h24′) e pizza parti, 5 ore di ritorno.
Sabaudia è una bella città , razionalismo italiano. È una città della fondazione, va da se che sia un po’ fascistella, ma tenuta bene. La separa dal mare una striscia di acqua, il lago Paula, che si attraversa sopra un ponte, per arrivare alla spiaggia del litorale. Mare pieno di meduse in quel periodo, ma siamo stati abbastanza gentili e loro altrettanto da nuotare un po’ più in basso.
E ora rimane “solo” da preparare Firenze. Non ne ho la minima voglia. Vorrei solo dormire. “Fai un lungo di 30km”, ok. Poi corro troppo velocemente, finisco il fiato non arrivo alla fine. Sono stanco. Veramente. Forse non riuscirò a finire la maratona. Me lo ripeto così tante volte che di divento la mia peggiore ossessione.
Passo tutto Novembre a Tolentino. Il 29 Novembre è l’apice del mio autotartassamento,
il giorno della maratona. E l’acme è al 41esimo km, ho dovuto dirmi mentalmente:
“come non ce la fai? sei riuscito a far tutto fin’ora, no? dai!”.
Non era vero, non è vero, non sono riuscito a far tutto finora, di fallimenti a iosa, però almeno ho finito la maratona. 3h24′, Roma era 3h34′, – 10 minuti, meglio no?!?
Beh, ho dovuto digerirla. Non so, forse questa cosa mi ha voluto insegnare che … boh.
Insegnare che le cose vanno fatte ed affrontate con entusiasmo, qualsiasi siano le condizioni, insegnare che le aspettative non sono mal riposte, in nessuna condizione, perché se c’è l’impegno e il lavoro si ottengono dei risultati, e non essere entusiasta serve solo a guastare la festa, a non fartela godere. Ecco, questo forse mi ha voluto insegnare.
La mia prima fiorentina a Firenze, poi a casa.
Poi ultima scappata a Francoforte, qui il Natale è vicino, Weihnachten. Arrivo il giorno di San Niklaus, 6 dicembre. È in questo giorno che ci si scambia i regali e che arrivano anche i regali per i bimbi (non il 25, come la CocaCola e google vogliono farci credere). È capitato fosse di domenica, ma di fatto è un giorno feriale in Germania. Due settimane piuttosto intense dal punto di vista lavorativo. È un caldo irreale per questo periodo, e c’è qualcosa di insano in questo, ma vado ai Weihnachtesmarkt ugualmente e bevo del vino caldo. È una strana sensazione, mi sento molto pulito dentro, bisognoso di calore e di qualcosa di dolce. Ma senza pretese. Dormo e sto bene con me. L’ultimo venerdì a Francoforte c’è la cena di fine anno della ditta, e, visto che sono lì, partecipo.
Il cibo indiano mi disturba, non per altro, ma perché è scadente, non come ingredienti,
è scadente come preparazione, la carne troppo asciutta, molte spezie, ma usate male.
La compagnia è bella in compenso. Credo di riuscire a capire qualcosa del tedesco.
Forse ho deciso di mettermi di impegno ed imparare la lingua.
Persino i commessi dei negozi dell’aeroporto, andandomene, mi dicono “you need to practice”, senza che io abbia chiesto niente, forse mi si legge in faccia l’imbarazzo.
Giusto in tempo per il Natale, a casa.
Il mio primo giro in mountain bike (primo giro con una bici seria, escludendo una uscita di diversi anni fa), il 27 Dicembre. È stato bello il rifornimento con la carne alla brace.
È la transubike organizzata da ASD Monti Azzurri, la società con la quale corro e vado in bici.
In pratica cosa ho imparato?
Ho imparato che i progetti si finiscono, se riesci a rappezzarli su, che a volte devi prendere delle strade poco ortodosse, col fine di far funzionare l’applicazione e servire l’utente, per poi scoprire una implementazione pulita, nonostante l’esserti lasciato corrompere un po’.
Ho imparato ad escludere, a non perdere tempo, è un esercizio che ancora devo forzare un po’.
Ho imparato a fregarmene. Ecco, ho letto almeno 3 o 4 libri, di quelli inutili, come “licenza di chissenefrega”, “manuale di sopravvivenza del maschio”, “la dittatura delle abitudini”, e altre amenità . Ho iniziato la lettura di molti libri, ma forse non ho portato a termine nessuna.
On the road è uno di questi. Davvero un bel libro, uno di quelli che ti cambia la vita.
Ed ho imparato che non c’è nulla che io debba o possa imparare, che vivere è di per se uno sbaglio. Uno stupendo sbaglio. E così ho sbagliato e sbaglio.
Oh, poi voi direte che nel 2015 c’è stato il terrorismo, l’ISIS, l’invasione dei profughi dalla Siria, il solito vociare della disinformazione scambiata per cultura, e via dicendo.
Ma io me ne sono stato a spasso per l’Italia, per la Germania, ho conosciuto nuova gente, ho ballato in una discoteca tedesca, sono caduto dalla bici come nel 2014 (ma stavolta per colpa mia, e senza farmi troppo male) e ho fatto cose che non avevo mai fatto prima d’ora.
Ho persino compiuto 40 anni.
E soprattutto ho ancora più di un giorno prima che finisca.
Scusa Facebook, ma me la scatto io la fotografia.
Lascia un commento